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Tante leggi «bon ton», ma inapplicabili

Pene severe (soltanto in teoria) per chi oltraggia il pudore e sporca le strade

Stefano Zurlo

Farsi il bidet nella fontana e buttare per strada una pila di materassi. Scene di degrado quotidiano nelle nostre metropoli. Fra sporcizia, rifiuti, situazioni indecorose o a luci rosse. Ci abbiamo fatto l' abitudine, da Milano a Roma, ma le leggi ci sarebbero. Anzi, ci sono e pure minuziose. A leggere il Regolamento di polizia urbana sotto la Madonnina c'è da stropicciarsi gli occhi. Pare di compulsare una cartolina da sogno, un bigino del galateo: «È vietato allontanarsi dai camerini delle latrine e dagli orinatoi senza aver rimesso gli abiti completamente in ordine». Figurarsi. Ancora: «È vietato sdraiarsi alla pubblica vista, mostrare nudità, piaghe, deformità ributtanti».

Invece tocca vedere di tutto, dai due giovani che fanno l'amore nel cuore della capitale, e vengono immortalati dal fotografo, a disperati dalle facce patibolari che esibiscono ferite, vere o verosimili, spaventose. Il punto è che quasi tutti questi comportamenti sono sanzionati dal legislatore con una fitta maglia di norme. Penali o amministrative. «Un tempo - spiega Fabio Roia, uno dei più noti magistrati italiani - prevaleva il codice penale, oggi molti di quei reati sono stati depenalizzati e al loro posto ci sono le multe. Un cambiamento che può anche essere condivisibile perché la giustizia è in affanno e tutti quei procedimenti finivano in prescrizione. Non è però che il nuovo sistema funzioni meglio. Si fanno poche multe e se ne pagano ancora di meno».

Il turista che presto tornerà a casa dall'altra parte del mondo, il rom, il clandestino sono soggetti quasi imprendibili, più scivolosi di una saponetta. Le punizioni restano pezzi di carta senza vita.

E però proprio sulla carta il legislatore ha previsto tutto. Ma proprio tutto.

Gli atti osceni in luogo pubblico fino all'anno scorso erano materia del giudice. Poi un decreto legislativo del governo Renzi li ha depenalizzati sostituendo le pene con le sanzioni amministrative. Che in teoria, sempre in teoria, sono salatissime: da 5mila a 30mila euro per un rapporto hard consumato sul marciapiede, per la più banale pipi per strada o per un bidet en plein air. Sembra di stare sulla luna. «Attenzione - spiega Nicola Madia, assegnista di diritto penale all'università di Roma Tor Vergata - se c'è solo la colpa, ad esempio se il tizio in questione aveva cercato di appartarsi ma è finito in mezzo a una comitiva, la sanzione scende, anzi precipita». A una cifra compresa fra i 51 e i 309 euro. «E se però - riprende Madia - gli atti osceni avvengono in un luogo o vicino a un luogo frequentato da bambini, si ritorna nel campo del penale. Con pene che oscillano fra i 4 mesi e i 4 anni e 6 mesi».

Tabelle. Norme. Commi. Grida manzoniane che evaporano nel disastro delle nostre periferie.

Cosi il decreto 152 del 2006 all' articolo 255 prevede multe pesantissime, fra i 300 e i 3mila euro, per chi butta i rifiuti per strada. La penisola dovrebbe essere un bancomat degli indisciplinati, invece è un cimitero delle leggi. Dettagliatissime: se i rifiuti sono pericolosi o ingombranti il prezzo della trasgressione raddoppia. E ciascuno è libero di fare i suoi conti. Fantascientifici. Di più: se il cittadino villano e pure cafone alimenta una discarica abusiva, deve prepararsi a fronteggiare il rischio del carcere, da 3 mesi a 1 anno, e multe stellari. Fino a 26mila euro. La realtà abita da un'altra parte.

Meglio, molto meglio il recentissimo decreto Minniti che finalmente, al capitolo writers, deturpatori e imbrattatori, mette spalle al muro i vandali: la pena è sospesa solo se provvedono a eliminare il danno provocato. Altrimenti rischiano per davvero di passarsela male.

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