«Tassato chi versa contanti» Ora il governo fa retromarcia

RomaChi scrive le leggi del governo? Il dubbio ce l'hanno in molti e ieri il mistero si è infittito perché dalle bozze, sempre più segrete, delle misure di politica economica del governo è emerso un nuovo balzello, una sorta di tassa sul contante che poi è stata subito smentita.

In sintesi, al Consiglio dei ministri del 20 febbraio verrà attuata in parte la delega fiscale del governo. Tra le misure per incoraggiare metodi di pagamento tracciabili, è spuntata la tassa sui depositi di contanti in banca. Imposta di bollo proporzionale, limitata ai depositi quotidiani di cifre superiori ai 200 euro. Facile capire gli obiettivi. Il commercio, in particolare quello piccolo. Bar, tabaccherie e altri esercizi che incassano piccole cifre, necessariamente in contante. Misura talmente punitiva, che l'esecutivo si è affrettato a smentire. «Il governo - ha dichiarato una fonte del ministero dell'Economia - non prevede l'applicazione di alcuna tassa sull'uso di denaro contante». La misura è saltata nelle ultime riunioni, insieme ad altre misure incentivanti, come sconti sui pagamenti elettronici.

Un episodio che dimostra ancora una volta che le leggi del governo che riguardano il fisco, sono come minimo influenzate dalla Agenzia delle Entrate, i cui vertici sono cresciuti alla scuola dell'ex ministro Vincenzo Visco.

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