Tav, la minaccia di Bruxelles: "Stop? Ridateci 1,7 miliardi"

I giochi dei 5s irritano la Ue: se saltano le scadenze vanno restituiti i fondi. Il ministro: iter d'accordo con la Francia

Tav, la minaccia di Bruxelles: "Stop? Ridateci 1,7 miliardi"

L'unica strategia sembra quella dello scaricabarile. E, purtroppo, non si tratta di un'imitazione firmata da Maurizio Crozza alle prese con Danilo Toninelli, ministro grillino delle Infrastrutture e dei Trasporti. Come anticipato ieri da un retroscena del Giornale, sulle grandi opere, l'imperativo del governo gialloverde (soprattutto del M5s) appare uno soltanto: «decidere di non decidere». Sulla Tav, in particolare, dopo lo scialbo incontro di mercoledì tra le associazioni piemontesi per il Sì, il premier Giuseppe Conte e i ministri Toninelli e Luigi Di Maio, i pentastellati pare abbiano deciso di arrivare allo scontro con l'Unione Europea, che dovrà finanziare una parte consistente dei lavori della Torino-Lione.

Così ieri è arrivata la minaccia di Bruxelles, forse più attesa che temuta dai Cinque Stelle. «La Commissione europea non può escludere di poter chiedere all'Italia di restituire i contributi della Connecting Europe Facility già sborsati scrive l'Ue - se non possono essere spesi ragionevolmente in linea con le scadenze degli accordi applicando il principio o si usano o si perdono». In ballo ci sono gli 814 milioni di euro già stanziati dall'Unione per la prima fase dei lavori della Tav. E altri 871 milioni già versati da Bruxelles per i sondaggi già eseguiti. Totale, circa 1,7 miliardi. Soldi che l'Italia potrebbe dover tornare indietro se non venissero rispettate le scadenze per l'avvio definitivo dei cantieri.

Ed è proprio sulla tempistica della pubblicazione dei bandi di gara che Di Maio e Toninelli stanno giocando la loro partita temporeggiatrice. Il governo italiano ha chiesto alla Telt, società concessionaria dell'opera, di non procedere alla pubblicazione con i bandi almeno fino all'anno nuovo. E Di Maio ha promesso ai Sì Tav di completare la valutazione costi benefici al massimo prima delle elezioni europee, fissate per il maggio prossimo. Un gioco del cerino che, evidentemente, ha insospettito la Commissione Europea. Il portavoce comunitario responsabile per i trasporti ha proseguito nella sua reprimenda: «Per la Commissione la Tav è un progetto strategico di dimensioni europee ed è significativamente finanziato dal bilancio Ue: come ogni altro progetto finanziato dalla Connection Europe Facility si fonda su un accordo di finanziamento con un preciso calendario per il completamento dei lavori - ha spiegato - il progetto attualmente è in corso ed è importante che tutte le parti mantengano i loro sforzi per completarlo nei tempi previsti, in linea con l'accordo». Ma per il M5s si tratterebbe del delitto perfetto. Come per il gasdotto Tap, anche se a parti invertite, potrebbero accusare altri per il blocco dell'opera. In questo caso, però, lo scaricabarile servirebbe a giustificarsi con gli alleati di governo della Lega. Che, a taccuini chiusi, quando gli si fa notare il possibile trucchetto grillino, non nascondono una vera e propria irritazione. Il concetto è più o meno questo: le grandi opere sono uno di quei dossier sui quali potrebbe addirittura saltare il contratto gialloverde.

Alla commissaria europea Violeta Bulc ha risposto su Twitter Danilo Toninelli: «L'Ue non si preoccupi. Tutto l'iter sarà gestito in condivisione con la Francia e nel rispetto del contratto di governo - e ha concluso - non verranno sprecati soldi pubblici e, anzi, saranno utilizzati al meglio per il bene dei cittadini».

Intanto i no Tav tornano in piazza. Protesteranno sabato a Torino, per portare «ancora una volta le nostre idee e i nostri numeri».

E nel frattempo Matteo Salvini, che in mattinata ha detto «Sulla Tav io tifo per il sì, sempre e comunque» ha convocato domenica al Viminale le 12 associazioni favorevoli alla Tav che lunedì scorso a Torino hanno raccolto circa tremila imprenditori.

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