Il "ragioniere" che ha tenuto in scacco Matteo

Il tecnico ex Bankitalia gradito a Draghi e Napolitano

RomaDa ieri sera l'Italia ha una vera legge di Stabilità: la versione del ddl all'esame dei tecnici del Quirinale ha finalmente ricevuto il via libera (la cosiddetta («bollinatura») da parte del ragioniere generale dello Stato, Daniele Franco.

Non è una novità che questo particolare dipartimento di Via XX Settembre faccia penare i ministri per il visto su provvedimenti che prevedono una spesa. La copertura finanziaria, infatti, è un obbligo di legge, ma mai come questa volta si ha l'impressione che senza la Ragioneria il treno della manovra avrebbe deragliato verso un abisso senza fondo, viste le tante improvvisazioni contenute al suo interno.

Franco, a differenza del predecessore Mario Canzio, non si era contraddistinto per epiche battaglie nei confronti di Palazzo Chigi. Non perché sia mite o, piuttosto, connivente, ma perché al suo insediamento, nel maggio dell'anno scorso, egli era parte di un team organico guidato dall'allora titolare del dicastero Fabrizio Saccomanni. Entrambi provengono da Bankitalia: l'ex ministro ne è stato direttore generale, mentre il ragioniere ha fatto tutto il suo cursus honorum al Servizio Studi fino ad arrivarne alla direzione.

Alla Ragioneria gli «esterni» non sono mai molto graditi. Prova ne è la dura esperienza di Giulio Tremonti che designò Vittorio Grilli il quale incontrò molti ostacoli sul suo cammino prima di passare alla direzione generale del Tesoro. Ma tanto Saccomanni quanto Franco godevano di uno sponsor particolare: il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Che, non potendo difendere Saccomanni, ha difeso Franco, confermato nell'incarico anche da Matteo Renzi che avrebbe preferito un tecnico più «fedele» per quella posizione. Ma il sessantunenne Franco è legatissimo a un ex governatore di Via Nazionale con cui l'Italia deve mantenere per forza buoni rapporti: il presidente della Bce, Mario Draghi. E questo il Quirinale lo sa benissimo.

Il premier vorrebbe trattare politicamente le questioni economiche. Proprio ciò che la Ragioneria non tollera. Il tiraemolla sulla Stabilità è solo l'ultimo capitolo.

Il governo, dal suo insediamento, ha dovuto chinare il capo sulla flessibilità nell'età di pensionamento (eredità di Letta), sulle pensioni a «quota 96» nella scuola e, infine, sull'Iva al 4% per le ristrutturazioni nello Sblocca Italia. Con i numeri «cambiare verso» è molto difficile.

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