A Tel Aviv volevano la strage. L'Isis si "avvicina" ad Hamas

Gli attentatori si travestono come a Parigi Il movimento: "Una sorpresa di Ramadan"

A Tel Aviv volevano la strage. L'Isis si "avvicina" ad Hamas

Tel Aviv la forte, la coraggiosa, la solare casa della Israele laica è stata colpita al cuore, ed è magnifico vedere come torna a vibrare di vita, di lavoro, di bambini che vanno a scuola dopo la strage. Sarona è proprio davanti alla Kiria, piena di giovani soldati, ragazzi e ragazze, che portano con incurante antimilitarismo genetico persino quell'arma ciondoloni dalla spalla che pure sanno e devono usare così professionalmente; il ministero della Difesa sta proprio là, con tutte le sue antenne che protendono orecchie, stavolta inutili, verso l'Oriente. La cura messa nel definire il quartiere nuovo di zecca si vede nelle aiuole, nel decoro delle vetrine, nella ricchezza di menu dei caffè. Una volta sede di baracche-ufficio per lo più militari, oggi è lucido di ristoranti, bar, boutique, negozi di sport.

I due terroristi hanno approcciato la zona come i terroristi parigini al Bataclan, cercando la strage, niente kefia intorno al collo ma piuttosto un travestimento in piena regola, abito, giacca, camicia. Hanno ordinato al caffè un dolce, e poi hanno iniziato a sparare pallottole e odio contro chi sedeva ai tavolini vicini, contro chi vive, pensa, si veste, si diverte, crede diversamente. Così tra gli altri sono stati trucidati Ido Ben Ari, seduto al caffè Benedict con la moglie e due bambini, 42 anni, manager della Coca Cola; la moglie è all'ospedale sotto i ferri; il dottor Michael Feige, uno studioso importante, sociologo e antropologo dell'Università del Negev, che lascia moglie e due figli; Mila Mishaev di 32 anni, che manteneva la madre, il padre e tre sorelle lavorando nei Servizi sociali; Ilana Naveh di 39 anni, che lascia i suoi 4 bambini solo perché era andata a celebrare il compleanno di un'amica. Tragico bilancio finale, 4 i morti.

I palestinesi a Ramallah come a Gaza hanno celebrato in modo ripugnante l'eccidio, distribuendo caramelle, gridando la loro gioia per le strade e sui social networks. È andato fortissimo l'ashtag Ramadan operation, e Carlo bullet, dal nome del fucile, e anche «abbiamo rotto il digiuno (di Ramadan) uccidendoli». Salma al Jamal, una nota presentatrice palestinese di Al Jazeera ha scritto su Twitter: «L'operazione Ramadan è la migliore risposta alle sciocchezze sui processi di pace». Hamas ha promesso: «Questa è la prima sorpresa di Ramadan per Israele». L'Isis aveva proprio lanciato in questi giorni a tutti gli occidentali infedeli minacce di attentati, morte, sangue per il mese di Ramadan. E si sa inoltre che la scorsa settimana si è svolto a Gaza un vertice fra uomini dell'Isis provenienti dal Sinai e ufficiali di Hamas. Non è detto che questa sia stata la molla specifica dei terroristi, ma la zona di Hevron da cui essi provengono è la più legata a Hamas. E si sa che uno di loro, Chaled Mechamara, è un uomo di Hamas che ha studiato all'università in Giordania.

L'attacco di Tel Aviv non è di routine, gli esperti si interrogano sul che fare adesso, le misure sono già serie e ben gestite, duole doverne escogitare di nuove e più dure, e duole anche aver dovuto cancellare la misura per cui i palestinesi avevano avuto, in onore del Ramadan il permesso di visitare i parenti in Israele (sospesi 83mila permessi). Il fatto è che affrontare il terrorismo, che aveva per altro mostrato un momento di declino è stato sempre per Israele un momento di grande responsabilità accompagnata da moderazione, ma gestito in una solitudine che di fatto spinge avanti i terroristi e rinnova gli attacchi. Mentre Parigi e Istanbul possono almeno contare sulla solidarietà internazionale, Gerusalemme viene abbandonata da tutti. Come se davvero si potesse credere ancora che questi attentati hanno una matrice che non sia quella dell'intenzione a integrare Israele nell'Islam estremo distruggendolo. È più facile pensare ormai a una totale indifferenza o peggio verso il popolo ebraico quando subisce i consueti attacchi dal mondo arabo, visto con spirito di opportunismo e con interessi inconfessati.

Altrimenti non si spiega perché addirittura la CNN ieri parli nei suoi titoli di «terroristi» mettendo la parola fra virgolette e quasi tutte le altre reti (fra cui la BBC) descrivano l'attacco come «sparatoria», shooting, e non terrorismo.

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