Guerra in Ucraina

La telefonata di Draghi a Putin "Chiesto lo sblocco del grano. Nessuno spiraglio sulla pace"

Il premier sentirà Zelensky. Forse il 9 giugno a Parigi un vertice con Macron. Vlad garantisce il gas, ma Lavrov demolisce Di Maio.

La telefonata di Draghi a Putin "Chiesto lo sblocco del grano. Nessuno spiraglio sulla pace"

Il tentativo è quello di creare un ponte tra Mosca e Kiev per provare a sbloccare il grano fermo nei depositi ucraini ed evitare una crisi umanitaria di «proporzioni gigantesche». Un'iniziativa di cui Draghi aveva parlato anche con Biden durante il recente bilaterale alla Casa Bianca e poi condivisa con i leader europei, a partire da Macron (con cui potrebbe avere un faccia a faccia a Parigi il 9 giugno, in occasione di una riunione dell'Ocse). È per questa ragione che il premier decide di alzare il telefono e chiamare Putin, nella speranza di riuscire a creare su questo specifico punto un'interlocuzione diretta tra il capo del Cremlino e Zelensky. Un colloquio, quello tra l'ex numero uno della Bce e il presidente russo, che arriva proprio nel giorno in cui il ministro degli Esteri Lavrov demolisce il piano di pace italiano elaborato dalla Farnesina e consegnato dal suo omologo Di Maio all'Onu. «I politici seri che vogliono ottenere risultati e non sono impegnati nell'autopromozione di fronte al loro elettorato - affonda il colpo Lavrov di prima mattina - non possono proporre questo genere di cose». Insomma, un attacco durissimo. Così violento che Di Maio evita di replicare.


Passano poche ore e Draghi apre un canale diretto con il Cremlino. Non certo per perorare il piano della Farnesina, ma per concentrarsi su quella che a suo avviso è l'unica iniziativa oggi percorribile: la partita del grano. Perché i milioni di tonnellate di frumento fermi in Ucraina marciranno presto ed è quindi necessario rendere agibili i porti del Mar Nero, minati dagli stessi ucraini per impedire alle navi russe di entrare. Serve, dunque, «una collaborazione», con Kiev che si impegna a «sminare i porti» e Mosca che nel frattempo «garantisce di non effettuare attacchi». D'altra parte, nei prossimi mesi la partita alimentare rischia di essere decisiva per molti Paesi, anche e soprattutto quelli non coinvolti direttamente nel conflitto o nelle sanzioni.


Il colloquio telefonico tra Putin e Draghi è piuttosto articolato. Con il Cremlino che ci tiene a veicolare la notizia prima di Palazzo Chigi, facendo presente non solo che è stato il premier italiano a chiamare ma anche che Mosca non ha alcun problema a «sbloccare grano e fertilizzanti», ma solo «a condizione che vengano revocate le sanzioni». Per quanto riguarda il gas, invece, la Russia «continuerà a garantire forniture ininterrotte ai prezzi fissati dai contratti». Così, poco dopo le 19, forse anche per evitare che passi un messaggio distorto, Draghi decide di fare una breve conferenza stampa. Spiega che lo scopo della telefonata era chiedere se si potesse far qualcosa sul fronte grano e dice di aver «registrato una disponibilità da parte di Putin». Per ben due volte, però, ripete che ha «preso questa iniziativa» perché «la situazione è grave», ma «non c'è alcuna certezza che vada a buon fine». D'altra parte, conferma Draghi, il presidente russo ha posto come condizione la revoca delle sanzioni, punto su cui non sembrano esserci margini di trattativa. «Le sanzioni sono lì perché la Russia ha attaccato l'Ucraina», spiega l'ex Bce. Che sul gas ci tiene a precisare come il tema sia stato affrontato solo da Putin: «Ha parlato lui, io non ho fatto osservazioni».
A breve, dunque, Draghi dovrebbe sentire Zelensky per capire se è possibile avvicinare le posizioni di Mosca e Kiev almeno sulla questione grano. Tema, aggiunge, di cui «parlerò» al Consiglio Ue in programma lunedì a Bruxelles. Sul resto, un confronto concreto appare lontano. «Spiragli per la pace non ne vedo», taglia corto Draghi in conferenza stampa.

Con buona pace di Di Maio e del piano della Farnesina.

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