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Telefonata Draghi-Zelensky: "Vicini a Kiev, dialogo con Putin"

Il premier chiama l'omologo ucraino: "Impegno per una soluzione duratura". Di Maio oggi in missione in Russia

Telefonata Draghi-Zelensky: "Vicini a Kiev, dialogo con Putin"

Un occhio allo spread che cala, uno alle Borse europee che rimbalzano, Milano in testa: al calar della sera, a Palazzo Chigi, si tira un piccolo sospiro di sollievo.

Un sollievo provvisorio, perché la situazione è tutt'altro che stabilizzata come dimostrano gli attacchi hacker con cui il regime moscovita continua la sua anomala guerriglia teppistica contro l'Ucraina. Ma l'attacco militare sembra per ora allontanarsi, e la tensione in Europa si allenta. «Un primo segnale incoraggiante», lo definiscono il presidente Usa Biden e quello francese Macron, presidente di turno della Unione europea.

Ieri il premier italiano ha preso il telefono e parlato con il suo omologo ucraino Volodymyr Zelensky, ribadendo «il fermo sostegno del governo italiano all'integrità territoriale e alla sovranità» di Kiev, e la «condivisione dell'importanza di rafforzare l'impegno comune per una soluzione sostenibile e durevole della crisi, mantenendo aperto un canale di dialogo con Mosca».

La attenta distillazione dei termini richiesta dai messaggi diplomatici sintetizza la linea comune che i paesi europei stanno tenendo, e che il governo italiano si sta facendo carico di segnalare a Mosca, di concerto con gli altri paesi dell'Unione: preparare di comune accordo sanzioni anche molto dure contro la dittatura putinista in caso di attacco armato, ma tenere aperte le trattative fino all'ultimo. Ieri, a poche ore dalla telefonata preparatoria tra Draghi e Zelensky, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio è stato a Kiev a incontrare il suo collega ucraino, in attesa di recarsi domani a Mosca dal ministro Lavrov. Mentre Mario Draghi sarà stasera a cena all'Eliseo con Macron, e giovedì a Bruxelles al Consiglio europeo, che potrebbe organizzare - se la tensione tornasse ad alzarsi - una sessione di emergenza sulla crisi ucraina. «La collocazione atlantista e europeista dell'Italia ribadita da Draghi al momento del suo insediamento - spiega il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova - è stata confermata in questa crisi senza alcuna delle ambiguità del passato. Riconoscendo che l'Europa, per ragioni geografiche e interessi energetici ha interessi diversi dagli Usa, e che l'opzione negoziale va perseguita fino in fondo».

I segnali, per quanto ambigui, di distensione arrivati dalla Russia dopo l'incontro di Putin con il Cancelliere tedesco Scholz e la minaccia europea (con il coinvolgimento della Gran Bretagna) di «sanzioni senza precedenti» contro Mosca hanno fatto da sfondo alla missione a Kiev tra del nostro ministro degli Esteri: «Esiste uno spazio per la soluzione diplomatica, in un quadro più ampio di sicurezza europea», ha detto Di Maio dalla capitale ucraina, assicurando che ne parlerà domani con Lavrov. «La via da percorrere è quella della pace e della stabilità, e anche per questo la nostra ambasciata a Kiev (a differenza ad esempio da quella Usa, ndr) resterà aperta e pienamente operativa». La diplomazia è «l'unica arma» per raggiungere l'obiettivo della pace, ha aggiunto, ma l'Italia, se necessario, «parteciperà ai meccanismi di deterrenza decisi in stretto coordinamento con gli alleati europei e della Nato». La risposta del ministro degli Esteri ucraino Kuleba è stata significativa: «Ci auguriamo che l'Italia riesca a convincere Mosca a risolvere la situazione in modo pacifico. L'Italia è un amico che ti è accanto quando sei in difficoltà». E Kuleba ha fatto sapere che si sta lavorando ad una visita a Kiev dello stesso Draghi. Certo, come ribadiscono tutte le fonti occidentali, i dubbi sull'effettivo ritiro della Russia sono tutt'altro che dissipati. Ma «chi sperava di trovare di nuovo nell'Italia l'anello debole dell'Unione europea - spiega una fonte interna all'esecutivo italiano - permeabile alle pressioni e alle lusinghe del regime di Mosca come è stato nel recente passato con i precedenti governi, stavolta si è dovuto ricredere. E questo ha sicuramente preso di sorpresa Putin, che non si aspettava di trovarsi davanti uno schieramento compatto, e lo ha costretto a confrontarsi con le conseguenze dei suoi atti».

Augurandosi che basti.

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