Politica

Una "tempistica" sospetta

La Guardia di finanza a casa di un ex presidente del Consiglio è sempre una notizia destinata a fare scalpore

Una "tempistica" sospetta

La Guardia di finanza a casa di un ex presidente del Consiglio è sempre una notizia destinata a fare scalpore. Nelle scorse settimane - racconta il quotidiano Domani - le Fiamme gialle si sono recate nell'abitazione di Giuseppe Conte per acquisire le fatture relative a consulenze per un valore di circa 400mila euro per alcune società di Francesco Bellavista Caltagirone, ex patron del gruppo Acqua Marcia. Fin qui i fatti. Fatti che nel Movimento - come capita sempre quando qualcuno di loro viene sfiorato dall'autorità giudiziaria -, vengono analizzati con grande lucidità e ritrovato garantismo. Cioè l'atteggiamento opposto rispetto a quello che riservano ai loro avversari politici quando versano nelle medesime condizioni. Ma questo è un altro discorso... È ormai ampiamente dimostrato che la trasparenza, nella logica grillina, è una richiesta unidirezionale: riguarda gli altri e mai sé stessi. Garantisti con gli amici, giustizialisti con i nemici.

Infatti alcune fonti pentastellate, tramite le agenzie stampa, si sono affrettate a precisare che il loro leader «è persona informata dei fatti e non è indagato». Nulla di stupefacente, Giuseppe Conte, al di là della narrazione grillina dell'uomo venuto dalla provincia per salvare le sorti della Nazione, non è mai stato l'avvocato degli italiani ma un avvocato di affari. Quello che stupisce, semmai, è la tempistica. Le Fiamme gialle hanno fatto visita a Conte alcune settimane fa, ma la notizia esce solo oggi. A pochi giorni dalla convulsa elezione del presidente della Repubblica, dopo che il Movimento cinque stelle, sui nomi di Draghi prima e della Belloni poi, ha consumato la rottura della liaison con il Partito democratico. Che dalle parti del Nazareno ci sia grande insofferenza (eufemismo) nei confronti di Giuseppe Conte è un segreto di Pulcinella. I Cinque stelle sono un movimento allo sbando e il loro leader, fuori dal Parlamento e logorato dalla fronda interna, non riesce più a tenere a bada i parlamentari recalcitranti e terrorizzati dalla fine del loro mandato.

Così si fa largo un sospetto. Toccare il Partito democratico, lo raccontano le vicende giudiziarie degli ultimi anni, è spesso un ottimo modo per trovare il proprio nome in qualche inchiesta. Magari, come in questo caso, anche solo come persona informata sui fatti. La sinistra e una certa parte della magistratura solo legate da una filatura nervosa molto sensibile e reattiva, che spesso scatta come un riflesso condizionato.

D'altronde l'idillio tra pentastellati e toghe è ormai solo un ricordo del passato, si è incrinato da tempo e l'esplosione del caso Grillo-Onorato, pochi giorni prima che partisse la corsa per il Quirinale, ne è solo l'ultimo esempio in ordine temporale.

Ora tocca a Conte.

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