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La tentazione: De Gennaro controllato da Palazzo Chigi

Conte teme un supercommissario che lo oscuri e pensa all'ex capo della Polizia come sottosegretario

La tentazione: De Gennaro controllato da Palazzo Chigi

«Basta guardare i miei collaboratori per capire che io ho sempre scelto il meglio». Irritato, nervoso, il premier ha risposto così ieri a Giorgia Meloni, salita a Palazzo Chigi con gli altri big del centrodestra, che lo sollecitava sul possibile «supercommissario» all'emergenza virus, e adombrava il sospetto che il premier tema una figura con qualità superiori alle sue.

Ora, detto chi si tiene Rocco del Grande Fratello come principale collaboratore, quello «scegliere il meglio» appare quantomeno discutibile.

Ma ieri sera ha preso quota la voce che Conte stia premendo per essere affiancato dall'ex capo della Polizia Gianni De Gennaro (oggi alla presidenza di Leonardo). L'ipotesi però è quella di un incarico assai delimitato: dovrebbe sovrintendere essenzialmente agli acquisti straordinari di materiale medico e presidi sanitari per fronteggiare l'emergenza. E potrebbe addirittura essere retrocesso al rango di sottosegretario, in modo da risultare con chiarezza gerarchicamente sottoposto non solo al presidente del Consiglio, ma anche al ministro della Salute Roberto Speranza. Raccontano infatti che il partito bersaniano abbia fatto fuoco e fiamme negli ultimi giorni per evitare che il «suo» titolare di dicastero potesse essere messo in ombra.

E lo stesso problema, assai ingigantito, lo ha il medesimo Conte. Stanco, stressato, incerto, uscito non brillantemente nella notte di sabato dai giganteschi incidenti comunicativi sul decreto che chiudeva il Nord, il premier è terrorizzato dall'idea di finire «commissariato». Spiega un ex ministro del Pd: «È oggettivo: se fai un commissario con pieni poteri, di fatto diventa il primo ministro di un gabinetto di guerra». Con effetti a catena sull'attuale assetto governativo: del resto sono molteplici ormai le voci che mettono in dubbio la capacità del gabinetto Conte di affrontare la catastrofe collettiva, e chiedono un esecutivo «di emergenza» in grado di riunificare il Paese. Con il nome di Mario Draghi come «salvatore della Patria».

Conte è fermamente intenzionato a fermare qualsiasi operazione che rischi di delegittimarlo, cerca di presentarsi come novello Churchill (racconta chi lo frequenta che si sia realmente autoconvinto di essere una sorta di reincarnazione del condottiero che portò la Gran Bretagna a vincere contro Hitler, e che gli manchi solo il sigaro per raggiungerlo), e il Pd di Zingaretti gli dà manforte. Così, ieri, dal Nazareno dichiaravano ufficiosamente tramontata ogni ipotesi di Commissario straordinario: «Non esiste. E non esiste Bertolaso». Anche perché il nome dell'ex capo della Protezione civile era stato avanzato sia dal centrodestra che dall'odiato Matteo Renzi, e il sospetto che si trattasse di una manovra per insidiare il premier ed arrivare ad un governo bipartisan di salute pubblica era fortissimo. «Consiglierei la nomina di Guido Bertolaso a coordinatore unico della lotta al contagio del coronavirus - spiega Francesco Giro di Fi - è un medico, è specializzato in igiene sanitaria e pubblica, si è occupato di Ebola in Africa, sa cos'è un ospedale, conosce l'Istituto superiore di sanità e l'Oms, e la pubblica amministrazione, e quella locale. E sa come funziona la comunicazione, quella pubblica e quella istituzionale». Un importante ministro dem assicura: «Non esiste assolutamente alcuna pressione esterna per un governo di emergenza. Sono solo fantasie da retroscena.

Se serve un commissario, la nomina spetta a Conte: scelga lui».

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