La terrazza, la droga, gli stupri. A Genovese 8 anni e 4 mesi

Pena più alta di quella chiesta dal pm: condannato per due violenze. Ma potrebbe non rientrare mai in carcere

La terrazza, la droga, gli stupri. A Genovese 8 anni e 4 mesi

Neanche davanti ai processi per stupro gli imputati sono tutti uguali. Se al posto di Alberto Genovese ci fosse un altro imputato, meno abbiente e quindi difeso più maldestramente, quasi di certo sarebbe ancora in carcere, e ieri avrebbe affrontato il giudizio con le manette ai polsi.

Invece Genovese entra ed esce dall'aula senza ferri né scorta - alto, in forma, abbracciato a una ragazza - e con la concreta possibilità di non rivedere mai più una cella. Torna nella comunità dove a luglio dell'anno scorso il giudice gli ha concesso di scontare gli arresti domiciliari per curarsi dalla dipendenza dalla droga: quella dipendenza che, secondo la sua versione, lo spinse a trasformare la sua splendida casa nel centro di Milano in un luogo di feste, di orge, di sniffate. E di stupri.

Ieri il giudice preliminare Chiara Valori lo condanna a otto anni e quattro mesi per due episodi di violenza sessuale: quello, documentato da filmati inequivocabili, ai danni della diciottenne, che fuggendo il 10 ottobre 2020 dalla casa vicino il Duomo (ribattezzata «Terrazza Sentimento») lo denunciò e lo fece arrestare l'8 novembre successivo e poi il secondo, emerso durante le indagini, non filmato ma ritenuto dal giudice altrettanto provato, consumato nell'isola di Ibiza ai danni di una ventitreenne con la complicità della fidanzata di allora Sarah Borruso, cui vengono inflitti due anni e mezzo. Nel computo della condanna di Genovese al reato di stupro si aggiunge il delitto di cessione di droga, per le montagne di coca e altre porcherie che movimentavano le serate del brillante businessman.

Il giudice è andato aldilà della pena chiesta di otto anni chiesta dai pm Rosanna Stagnaro e Letizia Mannella. Ma Genovese ha già scontato tra carcere e comunità quasi due anni di pena, e altri due - a meno di accelerazioni improvvise - se ne andranno tra appello e Cassazione. Morale, quando la sentenza diventerà definitiva (e anche ammesso che non venga affievolita strada facendo) l'inventore di Facile.it sarà vicino ad un residuo di pena di quattro anni, che gli consentirà di chiedere direttamente di essere affidato ai servizi sociali senza rientrare in carcere, per completare il percorso di recupero. Percorso che - stando alle istanze presentate in questi mesi dal suo difensore Luigi Isolabella - Genovese sta compiendo.

La sua linea difensiva, d'altronde, è cambiata progressivamente tra il momento dell'arresto e il processo terminato ieri. Se all'inizio si proclamava innocente accusando la sua vittima di essere consenziente alle brutalità che le venivano inflitte, Genovese è passato a ammissioni parziali («se l'ho fatto è perché ero drogato») utilizzando come giustificazione una sorta di dipendenza da soldi dopo avere ceduto Facile.it e essersi ritrovato multimilionario. «Voglio dare un taglio netto col passato», aveva fatto sapere a ridosso delle udienze, e aveva fatto anche rimuovere la luce al neon «Sentimento» dalla terrazza della casa delle feste. Nel frattempo aveva persino iniziato a risarcire i vicini di casa che per anni avevano denunciato invano alle forze di polizia quanto accadeva nell'appartamento dell'imprenditore. Sarebbe forse bastato un controllo per dare uno stop al vortice di perversioni di Terrazza Sentimento.

«Com'è andata? Male», dice ieri lasciando l'udienza Luigi Liguori, avvocato della vittima

milanese di Genovese. Sull'entità della pena detentiva, il legale non si esprime, a non andargli giù è l'esiguità del risarcimento: per ora la ragazza riceverà solo cinquantamila euro, il budget di qualche festa di Genovese.

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