Quel terrore che ci riporta al tempo dei briganti

Gli abitanti delle zone più isolate gli lasciano un «bottino di sopravvivenza» per evitare il peggio

Quel terrore che ci riporta al tempo dei briganti

Da settimane ormai in tv è tutta una processione di persone che raccontano il loro incontro con Igor. La trappola in cui sono cadute, le modalità con cui lui le ha minacciate, spaventate, rapinate. Pare incredibile, ma la lista sembra inesauribile e affonda nel tempo radici profonde, mentre la telecamera indugia su canali e radure, fruga nelle boscaglie impenetrabili, zooma su strade interpoderali e sentieri stretti stretti. La caccia al bandito russo, che poi russo non è, prosegue e allora gli esperti si concentrano su tracce, giacigli, tane. Qualcuno mostra cartine dettagliatissime delle campagne fra Bologna e Ferrara. Sì, è inutile girarci intorno: siamo tornati al brigantaggio e all'epoca di Michele Pezza detto Fra' Diavolo, il più famoso dei briganti, impiccato a Napoli nel 1806; siamo nei paraggi di Stefano Pelloni, il Passatore, ucciso in Romagna nel 1851. Anzi, siamo alla versione aggiornata di quel fenomeno: al brigantaggio 2.0.

Questo nelle settimane in cui la maggioranza pasticcia come un principiante sulla nuova legge che dovrebbe regolare la legittima difesa, disquisisce sulle differenze fra il giorno e la notte, introduce, come fosse un bonus per viaggiare nel territorio nemico dell'illegalità, il grave turbamento psichico e, insomma, alla fine partorisce una norma che è solo contorta, farraginosa e confusa come gran parte delle leggi tricolori. La realtà naturalmente abita da un' altra parte e non ha nulla a che spartire con le teorie cervellotiche sbandierate dai politici. Fra Budrio e Argenta gli avvistamenti dell'introvabile pericolo pubblico si susseguono con disarmante cadenza e la paura alimenta il mito: quando si fa buio gli abitanti delle cascine isolate che punteggiano la zona lasciano fuori dalla porta, in bella vista, cibo e vestiti. Cosi, se arriva, Igor prenderà quelle cose, bottino di sopravvivenza, e se ne andrà senza fare male a nessuno. Di nuovo, ecco una pagina di cronaca che sembra strappata dai libri di storia. Anche la narrazione del personaggio corre veloce come le ombre che confondono gli investigatori: lui è feroce, spietato, glaciale, ma a tratti gentile, educato, persino comprensivo, tanto da preoccuparsi per le sue vittime. Ancora una volta la storia, quella che sta sotto le zolle degli ultimi centocinquanta anni, specialmente nel Mezzogiorno, torna in tutta la sua ambiguità: i briganti massacravano, stupravano, saccheggiavano ma in qualche modo erano anche uomini coraggiosi, eroi popolari, leggende dai contorni indefiniti.

Per carità, Igor è uno solo. E prima o poi, si spera prima, lo prenderanno. Ma è anche vero che il fuorilegge serbo è solo la punta avanzata di una criminalità aggressiva e sostanzialmente impunita. Quella che rapina le ville del Nordest, trasforma scippi e furti in noiosa routine quotidiana, assolda per lo smercio della droga legioni di disperati arrivati chissà da dove, sottrae al controllo della legge intere porzioni del Paese. Le statistiche alla camomilla, quelle che indicano un calo dei reati, sono merce poco raccomandabile perché molti illeciti non vengono nemmeno denunciati. E se vengono segnalati alle forze dell'ordine si perdono immancabilmente nel labirinto di scartoffie e carte bollate che tracimano da caserme e procure.

Com'è successo ai tanti - ma quanti sono? - che hanno avuto la sfortuna di incrociare Igor sul loro cammino e solo ora vengono scoperti e coccolati da uno Stato sordo e lontano. Non è con qualche pur benvenuto posto di blocco che si colma questa distanza.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica