Terrore Ebola a Madrid, 3 casi sospetti

Il ministro Lorenzin: «Monitorare passeggeri di voli e navi». La Lega chiede lo stop di Mare Nostrum

Terrore Ebola a Madrid, 3 casi sospetti

Dietro le porte dell'ospedale Carlo III-La Paz di Madrid non c'è più solo l'infermiera galiziana di 44 anni, primo caso di contagio di Ebola in Europa.

Su di lei, che era nell'équipe di assistenza al missionario Manuel Garcìa Viejo (poi morto quattro giorni dopo il rimpatrio dalla Sierra Leone) il virus è accertato, ma ora ci sono altri tre «casi sospetti»: il marito della donna, un'altra infermiera dello stesso staff e un turista di origini nigeriane. Tutti sotto stretta osservazione, tutti dietro quelle porte, sigillate, adesso che è chiaro che qualcosa lì dentro - forse le tute sanitarie non perfettamente isolanti - non è andato come da protocollo. La Commissione europea chiede «chiarimenti» al governo spagnolo sulla falle nel sistema, intanto altre 52 persone entrate in contatto con la «paziente 0» in Europa vengono monitorate.

Il timore è che si sia innescato un focolaio, un timore che basta a far scoppiare la paura in tutta Europa. Specie se la stessa Organizzazione mondiale della sanità dichiara di considerare «inevitabile» che si registrino altri casi di virus nel Continente. Ieri è rientrata a Oslo anche la dottoressa norvegese di Medici Senza Frontiere che aveva contratto il virus in Sierra Leone. Sarà isolata e curata con terapie ancora sperimentali, sulle sue attuali condizioni di salute trapela poco.

Bruxelles fa sapere di aver attivato anche una rete online con cui gli Stati possono condividere le informazioni e coordinarsi. La domanda che ci si pone è: siamo pronti a fronteggiare un'eventuale epidemia? Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, in audizione alla Camera, ha annunciato l'incontro di oggi con il vice ministro degli Esteri Lapo Pistelli per fare un «censimento» dei cooperatori italiani in Africa e per «capire come si muovono i medici e gli operatori sanitari che si spostano tra Italia e Africa».

Se in Italia arrivasse qualcuno infetto da Ebola, ha rassicurato il ministro, «abbiamo una filiera che permette di tracciare e curare il paziente dal momento in cui sale a bordo dell'aereo ad alto contenimento fino a quando viene portato nelle nostre strutture dedicate». Ma lo stesso ministro ha anche dichiarato che «i tagli lineari al sistema sanitario nazionale mettono a rischio il sistema dei controlli».

E sono proprio i controlli il punto chiave, a partire da quello sui passeggeri, da rafforzare in porti e aeroporti, ha aggiunto Lorenzin. Le liste di chi è a bordo «vanno conservate per più di 20 giorni, che è il tempo di incubazione della malattia», per tracciare anche i voli non diretti che però provengono dalle zone a rischio (in Italia infatti non ci sono collegamenti aerei diretti con le zone dell'Africa colpite dall'epidemia). Mentre «per quanto riguarda gli immigrati, se non è possibile controllarli a bordo delle navi, si fanno una volta a terra, prima che vengano trasferiti nei centri di prima accoglienza». Sugli sbarchi punta il dito la Lega Nord, che invoca lo stop all'operazione Mare Nostrum. «I casi registrati in Usa e Spagna dimostrano che nessun territorio è inviolabile. Le frontiere vanno bloccate da subito», ha detto in un'interrogazione il deputato del Carroccio Davide Caparini. Che ha sottolineato anche come alcune aziende sanitarie abbiano invitato il personale medico a ritirare quanto prima i «kit anti-Ebola». Entro 10 giorni, ha messo nero su bianco in una lettera ai camici bianchi l'Ausl di Piacenza, che spiega che il kit va utilizzato nel caso in cui ci si trovi di fronte, in ambulatorio o a domicilio, a un paziente identificabile come caso sospetto di Ebola. La Lega ora chiede dettagli sui «costi dei kit» e sulle «procedure di aggiudicazione».

La paura si fa sentire un po' in tutta Europa. In Francia, in un sobborgo di Parigi, diversi genitori si sono rifiutati di mandare a scuola i figli per paura che fossero contagiati da tre fratellini appena tornati dalla Guinea venerdì.

Anche se da quel momento sono stati visitati a cadenza quotidiana dai medici, che non hanno riscontrato sintomi.In Italia si era diffusa anche la (falsa) notizia di una persona infetta di ebola all'ospedale S. Maria della Misericordia di Perugia. Tutto smentito dalle direzione generale.

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