
Con la vendita del Milan, Fininvest si rafforza in vista della battaglia legale con Vivendi conseguente alla rottura, da parte dei francesi, del contratto siglato con Mediaset per l'acquisto di Premium. La vendita del club rossonero a Sino-Europe Investment Management Changxing, cordata di soci cinesi partecipata dal fondo statale Haixa Capital, potenzia infatti sia la presa di Fininvest sulle attività strategiche sia la stessa struttura patrimoniale della holding: pochi giorni fa la presidente Marina Berlusconi ha definito lo strappo di Vivendi un esempio di «capitalismo cannibalesco».
Tutto questo mentre le società della galassia Fininvest stanno dando forti segnali di crescita. Mediaset, infatti, ha chiuso il semestre con una raccolta pubblicitaria in miglioramento del 3,7% in Italia e del 7,3% in Spagna e Mondadori (che detiene il 37% di questo quotidiano) sta procedendo all'integrazione dei Libri di Rcs e genera un flusso di cassa consistente: a fine giugno 79,4 milioni nei dodici mesi. Quanto poi a Mediolanum (di cui Fininvest ha il 30% circa), il semestre ha evidenziato una crescita delle masse gestite (71,5 miliardi) e un forte solidità patrimoniale.
La vendita del club rossonero ben si inserisce quindi in questo scenario strategico. Più in dettaglio, il Milan è stato valutato 740 milioni, debiti compresi (per 220 milioni). Il che, a livello consolidato, significa che Fininvest con l'incasso di oltre mezzo miliardo abbatterà il debito di gruppo pari oggi a 790 milioni circa. Non solo, secondo le prime ricostruzioni, l'operazione porta nelle casse del gruppo una plusvalenza di 500 milioni circa, in grado di farne decollare gli utili. Per quanto invece riguarda la capogruppo Fininvest spa, tecnicamente non ci saranno plusvalenze, perché il prezzo di vendita coincide con il valore a bilancio della squadra milanese. Ciononostante l'incasso farà da volano all'espansione della posizione finanziaria netta, oggi in attivo per 330 milioni, ampliando le «munizioni» a disposizione della famiglia Berlusconi per affrontare, prima di tutto, la preannunciata battaglia legale con i francesi di Vivendi.
A fine luglio Parigi ha comunicato di non voler più rispettare il contratto di acquisizione di Premium firmato l'8 aprile con Mediaset. L'accordo prevedeva uno scambio azionario del 3,5% tra Mediaset e Vivendi, a fronte della cessione di Premium a Parigi e di progetti di collaborazione industriale. I francesi hanno però cambiato le carte in tavola, facendo sapere di voler acquisire non più il 100% ma solo il 20% di Premium, e invece di puntare al 15% di Mediaset, a causa di «disaccordi» sul business plan di Premium. Motivazioni queste che, proprio pochi giorni fa, Pier Silvio Berlusconi, numero uno di Mediaset, ha bollato come «ridicole», ricordando che Vivendi aveva a disposizione il fascicolo relativo alla pay tv ben un mese prima della firma del contratto. «I contratti firmati sono vincolanti», ha sottolineato il capo azienda di Mediaset che si è già detto pronto, per tutelare gli interessi del gruppo, a scendere in campo in sede civile e penale.
Il rafforzamento finanziario di Fininvest garantisce a Mediaset una maggiore serenità qualora i tempi della querelle si allunghino. Insomma, la vendita del Milan, rafforza la posizione di Mediaset in vista dello scontro con Vivendi.
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