Una piazza immensa, 180mila persone secondo gli organizzatori, ma forse meno in realtà, hanno commemorato ieri sera ad Hong Kong il massacro di piazza Tiananmen, 30 anni dopo. L'ex colonia britannica è l'unica città sotto controllo cinese dove viene tollerato a denti stretti il ricordo delle vittime. Il 4 giugno del 1989 i vertici comunisti lanciarono i carri armati contro gli studenti che manifestavano a Pechino chiedendo riforme e democrazia.
L'anniversario ha scatenato un duro scontro diplomatico fra i mandarini comunisti, gli Stati Uniti e l'Unione europea. Il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, ha elogiato i manifestanti di Tiananmen come un «eroico movimento di protesta». Il comunicato del Dipartimento di stato aggiunge che nei «decenni successivi gli Stati Uniti hanno sperato che l'integrazione della Cina nel sistema internazionale avrebbe portato a una società più aperta e tollerante, ma quelle speranze sono state infrante». Pompeo ha invitato il governo di Pechino «a fare un pieno e pubblico resoconto di quanti furono uccisi o risultano dispersi per dare conforto alle tante vittime di questo buio capitolo della storia». E aggiunto che la Cina deve «rilasciare tutti coloro che sono in attesa di esercitare diritti e libertà fondamentali». Anche la responsabile della politica estera dell'Unione europea, Federica Mogherini, si è risvegliata dal torpore chiedendo la verità sul massacro: «L'Unione europea si aspetta il rilascio immediato dei difensori dei diritti umani e degli avvocati detenuti». La reazione cinese è stata durissima. Geng Shuang, portavoce del ministero degli Esteri, ha bollato come «balbettii folli e deliri destinati alla discarica della storia» la presa di posizione americana. E puntato il dito contro la Ue per le accuse «senza fondamento che interferiscono nei nostri affari interni». Dietro le quinte dello scontro diplomatico c'è la guerra commerciale fra Usa e Cina, oltre alla lotta del governo di Washington contro il gigante telefonico Huawei. La rappresaglia cinese non si è fatta attendere. Pechino invita a rinviare i viaggi negli Stati Uniti spiegando ai turisti cinesi che dovrebbero «valutare i rischi alla luce delle frequenti sparatorie, dei furti e delle rapine commessi nel paese».
Sprezzanti il Quotidiano del popolo, organo del Partito comunista cinese, ha scritto che il massacro del 1989 è stato un «vaccino» che «aumenterà enormemente l'immunità della Cina contro qualsiasi grande disordine politico in futuro». Non la pensano così le migliaia di manifestanti di Hong Kong, che ricordando i morti di Tiananmen cantavano in piazza «la democrazia vincerà».
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