Finardi (il cantante), già nel 1979, col brano «Legalizzatela» aveva trovato la soluzione; trentotto anni dopo, Finardi (assessore allo Sport del comune di Torino, con delega alla sicurezza) è invece in pieno marasma. Entrambi i «Finardi» hanno a cuore temi particolarmente sentiti dai giovani (e non solo): Finardi Eugenio, l'uso delle droghe leggere sull'intero territorio nazionale; Finardi Roberto, il consumo di alcol in bottiglia (dopo le 20) a Torino. Ma se Eugenio è «vittima» dello stupefacente sogno antiproibizionista, Roberto è - assai più modestamente - succube dell'«ordinanza no-vetro» emanata dal sindaco Chiara Appendino che in città vieta di vendere alcolici in bottiglia dopo le 8 di sera.
Tutto nasce dalla tragedia della maledetta finale Juventus-Real Madrid con la piazza San Carlo di Torino piena all'inverosimile di gente e bottiglie. Senza controlli, senza filtri, senza prevenzione. Confidando solo nella buona sorte. Invece è andata come sappiamo tutti. La folla sbanda temendo un attentato, l'onda umana fa cadere centinaia di persone che cadono a terra ferendosi sui cocci di vetro.
La Appendino (che quel giorno era a Madrid a vedere la partita) al suo rientro viene «appesa» al chiodo del sue responsabilità. La magistratura apre contro ignoti un'indagine per omicidio colposo (già omicidio, perché purtroppo in quella sera maledetta ci è scappato anche il morto).
Il sindaco pentastellato a questo punto sente l'obbligo di «mettere mano ai regolamenti». E, in tema di «consumo di alcolici», elabora una norma la quale - pur con la nobile intenzione di evitare il ripersi di drammi come quello della sera della finale Champion's - ha finito col creare problemi proprio sul fronte della gestione dell'ordine pubblico.
Da giorni infatti a Torino va in scena una paradossale (e violenta) contrapposizione tra forze dell'ordine che allo scoccare dell'ora X si mettono sulle tracce dei trasgressori alcolici e questi ultimi che sfidano polizia e carabinieri intimando loro di «occuparsi di cose più serie».
Detta così sembrerebbe una barzelletta, ma i referti medici delle tante persone rimaste ferite e contuse negli scontri davanti a bar torinesi sono lì a dimostrare che la faccenda non è per nulla divertente. Come sa bene la funzionaria di polizia che insieme a ad altri suoi due colleghi sono stati malmenati dal popolo della movida che al gin and tonic nel bicchiere di plastica proprio non si rassegnano.
E che dire di chi, invitato a cena, vorrebbe portare una bottiglia di vino e invece deve ripiegare su un poco elegante brik di Tavernello cartonato?
Cinzia Trentanelli è la proprietaria del «Barricata», uno dei locali di piazza Santa Giulia teatro martedì sera della maxi rissa tra opposte fazioni, con l'incredibile bilancio di dieci contusi (cinque poliziotti e altrettanti cittadini: «La celere intorno ai tavoli in tenuta antisommossa era uno spettacolo surreale - racconta al Corriere della Sera -. Poi ci sono state le cariche prosegue avevo capito che la polizia era molto nervosa e che non era lì per niente, che avrebbe fatto qualcosa. E ho aperto la cucina. Una mia ragazza si è presa una manganellata per cercare di salvare un bambino. Ho chiamato 118 ma l'ambulanza non è mai arrivata perché le vie erano bloccate. Ho danni per migliaia di euro: è tutto rotto, bicchieri, tavoli, sedie, oggi devo ricomprare tutto».
Studenti e ultrà dei centri sociali vanno giù duro: «L'ordinanza della Appendino è ridicola, fa pagare le birre 10 euro ai ricchi che possono permettersi di sedersi ai tavoli dei locali e i poveracci non possono bere, ha vinto coi voti dei giovani e ora vieta l'alcol. Quella di ieri sera era soltanto una provocazione, non possiamo tollerare che si venga a intimidire le persone».
E mentre i Cinque Stelle accusano le forze
dell'ordine di aver usato «la mano troppo pesante», Finardi (l'assessore) definisce «inaccettabili» le cariche di martedì sera.Ma la questura si difende: «Abbiamo solo dato corso a quanto previsto dall'ordinanza Appendino».
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