Quando il gioco si fa duro sono gli intellettuali a scendere in campo, perché si sa che una firma giusta, del giro giusto, in calce a una causa, vale più di tanti ricorsi in tribunale. Era da tempo che non si sentiva parlare di documenti firmati insieme dallo scrittore Erri De Luca, dal regista Moni Ovadia, dal vignettista Zerocalcare (pseudonimo di Michele Rech), dal padre comboniano Alex Zanotelli. Ma oggi è un giorno speciale per la sorte dei «tre di Briançon», come il tam tam su internet e social network ha ribattezzato l'anarchica torinese Eleonora Laterza e gli attivisti svizzeri Theo Buckmaster e Bastien Stauffer, arrestati dalla polizia francese con l'accusa di «favoreggiamento di immigrazione clandestina in banda organizzata» dopo la manifestazione di migranti partita da Claviere il 22 aprile scorso.
Oggi, 3 maggio, è la data fissata per il riesame a Gap della posizione dei tre incarcerati e così a muoversi sono nomi noti della sinistra libertaria italiana ed europea. Al fianco di Moni Ovadia, Erri De Luca e Michele Rech, c'è anche il sostegno altisonante di Jean-Luc Mélenchon, leader della Sinistra francese, candidato all'Eliseo nel 2017. Sono solo alcune firme di gente che piace alla gente che piace in Italia e Oltralpe: la lettera appello, che impazza sul web, si vanta di avere già agganciato il regista Andrea Segre, la cantante Fiorella Mannoia, lo scrittore e politico Giulio Marcon, l'antropologo Marco Aime, il sindaco di Riace Domenico Lucano.
Il tema accende, anche perché i tre di Besançon (cittadina italiana inclusa) rischiano fino a dieci anni di carcere, 750mila euro di multa e l'interdizione dal territorio francese.
«Noi siamo e ci sentiamo tutti gente di montagna, accompagniamo da secoli chi deve oltrepassare le frontiere per mettersi in salvo. Le montagne ci aiutano con i loro sentieri innumerevoli. Continueremo a farlo» è uno dei passaggi del manifesto. Dal passato all'attualità: «Rivendichiamo come legittimo il nostro aiuto. Dichiariamo illegittima la legge che ci incrimina, perché contraria alla fraternità. Come in mare così in terra: dichiariamo che proseguiremo a soccorrere chi ha bisogno dei nostri sentieri».
C'è altro.
Antagonisti più o meno vicini al manifesto lanciano slogan multilingue, «Defend Solidarity, Smash the Borders» o «Briser Les Frontieres», insomma abbattere le frontiere nel nome della «fratellanza», ed è anche partita una colletta per i tre reclusi. La vicenda continua.
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