Un attentato per fare più rumore, usando i turisti. Poteva essere una strage di innocenti. A Giza, vicino al Grande Museo egizio, un bus di vacanzieri è stato colpito da un'esplosione. La deflagrazione, che ha mandato in frantumi i vetri del mezzo, ha causato il ferimento di 17 persone, tutti sudafricani ed egiziani. A essere investiti dallo scoppio, infatti, sono stati tanto il bus, su cui viaggiavano 25 turisti sudafricani, quanto un'auto, a bordo della quale si trovavano quattro egiziani. Si tratta di feriti lievi, perlopiù perché colpiti da schegge di vetro dei finestrini, andati in frantumi per l'esplosione. Il nuovo museo egizio dovrebbe aprire i battenti nel 2020, dopo diversi ritardi. È la seconda volta nel giro di sei mesi che un'esplosione del genere colpisce turisti in Egitto: a dicembre tre vietnamiti e una guida locale erano rimasti uccisi nell'esplosione di una bomba artigianale esplosa a lato strada. Anche in quel caso l'esplosione aveva investito il bus sul quale viaggiavano nei pressi delle piramidi di Giza.
Quest'ultimo attacco giunge a poco più di un mese dall'inizio della Coppa d'Africa, che si terrà in Egitto dal 21 giugno al 20 luglio. L'industria del turismo, cruciale per l'economia egiziana, è stata fortemente colpita dall'instabilità politica e dagli attentati seguiti alla rivoluzione del 2011, che portò alla caduta del presidente Hosni Mubarak dopo 30 anni al potere. Da 14,7 milioni nel 2010, il numero di visitatori è crollato a 5,3 milioni nel 2016; poi dal 2017 l'industria turistica è lentamente ripartita, con 8,3 milioni di visitatori. Dalla destituzione del presidente Mohammed Morsi nel 2013 nel golpe militare guidato dall'ora presidente Abdel Fattah al-Sisi, le forze di sicurezza affrontano gruppi estremisti molto attivi, fra cui l'Isis, principalmente nella penisola del Sinai. Nonostante centinaia di arresti e condanne di persone accusate di terrorismo, attacchi continuano ad avvenire sporadicamente in Egitto; in particolare hanno preso di mira le forze di sicurezza e la minoranza cristiana dei copti. Le ong a difesa dei diritti umani accusano inoltre regolarmente il regime di Al-Sisi di fare ricorso alla tortura e di non assicurare processi equi alle persone perseguite.
Un attentato che sconvolge anche perchè avviene durante il mese sacro del Ramadan. L'altro giorno, il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, aveva concesso, in coincidenza con l'inizio del mese sacro di Ramadan, la grazia a 560 detenuti, tra cui diversi giornalisti e manifestanti.
Tra i detenuti graziati c'è anche il famoso giornalista Abdel Halim Qandil, condannato per critiche alla magistratura. Al-Sisi ha concesso la libertà anche a otto donne che erano state imprigionate dopo aver partecipato nel 2015 a manifestazioni non autorizzate a sostegno dei Fratelli Musulmani.
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