Otto punti di vantaggio sul Pd in Veneto, anche con Tosi in campo. I sondaggi sfoderati da Salvini dopo il consiglio federale della Lega sono quelli serviti, nei giorni scorsi, per chiudere la vicenda Tosi («acqua passata»), che oggi a Verona dovrebbe sciogliere le riserve sulla sua candidatura ma che è considerato non determinante nella partita con la renziana Moretti. Un altro sondaggio, quello di Ixè per Agorà, dice però che durante le baruffe col sindaco di Verona la Lega ha perso per strada lo 0,7% (ma resta sempre alta, 13,5%), mentre il 66% degli elettori leghisti sta con Salvini. Il segretario punta non solo al Veneto, dove la Lega gioca in casa, ma anche a due regioni rosse: Liguria e Toscana. «Se vinciamo anche lì c'è qualcuno a Palazzo Chigi che il giorno dopo dovrebbe dimettersi per tornare al voto». Anche se la data scelta per le amministrative, il 31 maggio «è demenziale - dice Salvini -, scelta dalla sinistra nel bel mezzo di un ponte perché hanno paura. Se andiamo avanti così finiremo con l'andare alle urne di Ferragosto».
Il leader della Lega è «contento del sostegno di Forza Italia a Zaia in Veneto», e fa arrabbiare Alfano leader di Ncd («Forza Italia scelga o Salvini o noi, che diciamo Mai con Salvini»). Ma il segretario del Carroccio non risparmia le bordate all'alleato. «Non mi permetto di dare lezioni a Fi. Mi permetto solo di sottolineare come Verdini rappresenti da anni l'inciucio con Renzi e il renzismo, la Toscana ne è l'esempio lampante. Berlusconi leader del centrodestra? «Sarebbe come tornare indietro - risponde alla Zanzara su Radio24 - Può essere ancora importantissimo ma io guardo avanti». Su Tosi, che oggi lancia il suo movimento politico a Verona, Salvini la considera una cosa chiusa: «La Lega non è un tram da cui sali e scendi, lui voleva prendere il posto di Zaia o condizionarlo. Ha scelto un'altra formazione politica, non porto rancore. Auguri». Il patto tradito?: «Non esisteva. Due anni fa si era detto: tu fai il segretario, io il leader di centrodestra. Il mondo cambia. Non siamo mica andati dal notaio, una cosa assolutamente informale» racconta il segretario, che per aprile ha in serbo un'iniziativa: «Lo slogan sarà Anch'io sono un profugo. Banchetti in almeno mille piazze di tutta Italia per invitare i cittadini a compilare i moduli per la richiesta di asilo politico, come quelli distribuiti a chi sbarca a Lampedusa. L'invito è di presentarsi senza documenti. Poi andremo a consegnare i moduli ai prefetti perché i nostri cittadini in difficoltà e gli immigrati regolari ottengano dallo Stato gli stessi benefici di chi arriva irregolarmente».
Altre bordate (a parte il Milan di Inzaghi, che «va cacciato») sono per centri sociali e comunisti. «In Italia ci sono troppe zecche rosse - dice alla radio - Due militanti della Lega aggrediti a Cagliari, l'altro giorno io assediato a Genova. Sono quelli che si annidano tra i peli del cane e decidono chi è democratico e chi no. Tutti i centri sociali occupati illegalmente vanno sgomberati. L'antifascismo è roba da libri di storia, una cosa superata. Come l'anticomunismo. Poi se andiamo a vedere i comunisti hanno ammazzato più persone dei fascisti».
Intanto, dopo essere stato definito «dittatore» da Tosi, fa sapere che verranno esaminate le richieste di riammissione degli espulsi in Veneto, è che il segretario di Venezia è stato riammesso. Poi rotta a Nordest, per tirare la volata a Zaia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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