Toti sfida Forza Italia. L'irritazione del partito

Il governatore: "Non faccio scissioni, ma si cambi". La Carfagna: "Sono tre anni che si lamenta"

Toti sfida Forza Italia. L'irritazione del partito

Roma - È la spina nel fianco di Forza Italia, l'unico governatore di centrodestra, l'azzurro più vicino a Matteo Salvini. Ama punzecchiare, ma non va fino in fondo. Quando chiedono a Giovanni Toti se rimarrà nel partito o ha pronte e valigie, allarga le braccia: «Se c'è ancora Forza Italia, se me la trovate ...».

Poi, però, il presidente della Liguria smorza e spiega: «Non voglio fondare un nuovo partito di centrodestra, men che meno per scissione, perché a forza di scindere arriviamo alla scissione dell'atomo. Vorrei aggregare il centrodestra con chi ci sta. Vedo, invece, da 15 anni le stesse facce, le stesse ricette, gli stessi comportamenti, gli stessi meccanismi di selezione della classe dirigente. Mi chiedo come mai l'attuale classe dirigente non si faccia alcune domande, visto che sui giornali ci danno al 7%...». Toti è a Roma per l'audizione in Parlamento sul crollo del ponte Morandi, che gli ha attirato addosso i riflettori, da giorni critica, incalza gli azzurri, se ne distingue, propone fusioni con Fdi, dopo aver sponsorizzato a lungo il partito unico a trazione leghista. Tiene nel cassetto il suo movimento dei sindaci «arancioni», quasi come arma di ricatto, perché potrebbe sostenere la sua ricandidatura in Liguria nel 2020 o essere l'embrione di una nuova forza politica. Soprattutto da quando Berlusconi ha scelto come vicepresidente Antonio Tajani, il governatore sembra sempre sull'uscio di casa. Ma anche stavolta, assicura che nella conferenza stampa alla stampa estera non avverrà «nulla di drammatico, io sono sempre stato contenuto».

Non tanto, nell'intervista al Corriere della Sera in cui accusa i vertici del partito di non fare «autocritica» per il calo di consensi. «La Lega continua a volare, e si capisce bene il perché. Fi è invece un partito che organizza delle convention in cui pezzi di gruppo dirigente si alternano sul palco, applaudendosi l'uno con l'altro. E sono sempre di meno e sempre gli stessi». Detto poco dopo la tre giorni promossa a Milano dalla capogruppo alla Camera Mariastella Gelmini, dove ha dato forfait, graffia parecchio. La prima a rispondere è Mara Carfagna: «Toti si lamenta da 3 anni, ed è un peccato perché rappresenta una risorsa importante per Fi. Se anziché lamentarsi avesse dato un contributo avremmo avuto due braccia in più, anche possenti con quella stazza!». Poi replica la Gelmini: «È stata una battuta sgradevole. Fi c'è, è l'unica alternativa al nulla dei 5Stelle e alle chiacchiere di Renzi».

Lui continua la sua lezione: «Vedo tanti colleghi che si lamentano ma se la prendono solo con me, come prendersela con il bimbo che dice: Il re è nudo.

Si continua a dire che siamo centrali e dobbiamo parlare alle nostre categorie di riferimento, ma non ci ascoltano più e una classe dirigente si deve chiedere come mai. Il centrodestra va rigenerato, ad Atreju Meloni ha fatto delle riflessioni interessanti. Io non sono un sovranista, ma un conservatore moderato».

AMG

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