Tradito dall'amante

Se Salvini non lo capisce rischia di legare il suo nome a un disastro economico come un Monti qualsiasi, sia pure per motivi opposti

Tradito dall'amante

Luigi Di Maio ha vinto, Matteo Salvini ha perso. Via il condono, torna il «condonino». Sul tavolo del consiglio dei Ministri convocato d'urgenza ieri, Salvini ha trovato l'ultimatum dei Cinquestelle: o si fa come diciamo noi o salta il governo. Salvini ne ha preso atto e ha abbassato arie e pretese, altro che «cosa fatta capo ha» come aveva dichiarato nei giorni scorsi. La guerra delle palle tra i due vicepremier, seguita al rocambolesco consiglio dei Ministri di giovedì, finisce con la ritirata della Lega, prova che questo è un governo a trazione Cinquestelle, cioè un governo illiberale e pericoloso, come dimostra il declassamento dell'Italia da parte dell'agenzia di rating Moody's, anticamera del fallimento.

La buona notizia di ieri è che, al di là delle dichiarazioni ufficiali, tra Lega e Cinquestelle qualcosa si è rotto per sempre. Salvini ingoia il rospo, ma non è uomo da non restituire la pariglia alla prima occasione. La luna di miele tra i due è definitivamente finita, da qui in avanti sarà una continua guerra sotterranea. Perché Salvini ha subìto l'onta più grave per un uomo, cioè essere tradito non dalla moglie (il centrodestra) ma dall'amante (i Cinquestelle). La quale amante lo tiene in pugno, permettendogli di fare ciò che più gli piace e meglio gli riesce: il poliziotto duro con gli immigrati, attaccare Macron per gli sconfinamenti dei suoi gendarmi. Ma siamo convinti che al popolo del centrodestra serva un leader, non uno sceriffo, uno che difenda i suoi soldi e le sue libertà economiche più e oltre a un giustiziere della notte a caccia di disperati.

Se Salvini non lo capisce rischia di legare il suo nome a un disastro economico come un Monti qualsiasi, sia pure per motivi opposti. Morire di spese allegre e antieuropeismo non è infatti più lieve che morire di austerity e filoeuropeismo, bulimia e anoressia sono due facce della stessa medaglia.

Vedere ieri sera Di Maio sul palco della sua festa romana proclamare che dopo «tre ore di lotta con Salvini ha vinto l'onestà» è una cosa, oltre che falsa, inaccettabile. Se Salvini non sa o non può tutelarci, meglio che lasci perdere finché è in tempo.

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