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"Traghetti abusivi", il trucco anti-Ong

L'esperto: "Con le sanzioni amministrative, pm fuori dai giochi"

"Traghetti abusivi", il trucco anti-Ong

«Esercizio abusivo di attività di traghettamento». Eccola, la chiave di volta possibile per fermare le navi delle Ong e i traffici di uomini che fanno ricchi gli scafisti. «Ad oggi il trasporto marittimo ha regole di traffico e di sicurezza ben precise - rivela una fonte al Giornale - Ci sono norme molto severe in materia di trasporto per il traghettamento. Ovviamente, l'esercizio del trasporto passeggeri deve essere autorizzato. «Sarebbe interessante vedere se le navi Ong siano in regola con queste norme, visto che vanno a prendere i migranti. Esistono numerose prove di questo, filmati e immagini di imbarchi sottocosta o di trasporto a bordo con piccole imbarcazioni dei trafficanti, che sono evidentemente conosciuti e in rapporti con l'equipaggio. Le navi che lo fanno «di mestiere» hanno una disciplina molto stringente, molto rigorosa. Con delle sanzioni pesantissime. Al di sopra dei 12 passeggeri, la legge prevede diverse incombenze, non solo di norme Ue: ispezioni, requisiti sanitari, paletti precisi sulla somministrazione di cibi e bevande. L'importo delle sanzioni irrogabili sarebbe tale da mettere in serie difficoltà armatori e noleggiatori, al punto di arrivare addirittura a dover vendere le imbarcazioni per pagarle. Molte delle contravvenzioni, peraltro - è il ragionamento dell'esperto - implicano come è naturale il sequestro come atto dovuto in conseguenza della contestazione delle sanzioni». Ma non basta. «Tutto questo sistema di sanzioni lascerebbe fuori dalla contesa i giudici, perché si tratta di semplici ma pesantissime violazioni amministrative, che possono e devono essere contestate da qualsiasi autorità che abbia facoltà ispettive».

Frontex definisce le navi Ong come un pool factor, un fattore di attrazione per i migranti che partono dalla Libia. «Possiamo spingerci oltre: non solo si tratta di un pool factor ma del mezzo attraverso il quale avviene in concreto il trasporto delle persone».

Poi c'è la Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare (Safety Of Life At Sea o Solas), nata nel 1914 dopo il naufragio del Titanic. «Non possono invocarla, perché fanno solo quel servizio. Quindi, le navi non possono imbarcare un numero di passeggeri superiore a quello per il quale la nave è abilitata. Lo scopo delle convenzioni internazionali è regolamentare il soccorso in mare in seguito ad eventi eccezionali, queste imbarcazioni svolgono un servizio pressoché "regolare", come i traghetti che in Italia sono un trasporto pubblico che richiede una concessione», spiega la fonte al Giornale. A questo punto, cosa succederebbe? «Semplice. Una volta applicate, le sanzioni sono un atto amministrativo emesso da un'autorità che attesta e comprova una situazione che ha una rilevanza giuridica». La magistratura sull'allarme immigrazione si è già schierata.

Nei giorni scorsi Magistratura democratica ha lanciato il suo diktat: far sbarcare esclusivamente alcuni dei naufraghi è respingimento collettivo, vietato dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo, per la quale l'Italia è già stata condannata nel 2012. Gli eventuali processi penali, quindi, non potrebbero che tenere conto che queste attività sono state «amministrativamente» qualificate come trasporto passeggeri, quindi non si può più parlare di search and rescue».

Con buona pace dei magistrati che non vedono l'ora di affondare l'esecutivo.

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