Una trappola per il governo «Italicum incostituzionale»

Sì del tribunale di Messina al ricorso dell'avvocato che aveva già affossato il Porcellum: riforma elettorale alla Consulta. Il neopresidente Grossi: decideremo in tempi brevi

Sei sì, sette no. Sono meno della metà, ma tanto basta per spedire l'Italicum alla Consulta e riaprire la partita delle riforme. Il tribunale di Messina accoglie infatti una parte dei ricorsi presentati contro la nuova legge elettorale, rinviando il testo alla Corte. Secondo i giudici siciliani, sei motivi di incostituzionalità, tra cui il premio di maggioranza e la mancanza di soglia minima per il ballottaggio, sarebbero legittimi, o almeno «non manifestamente infondati», e meritano quindi un esame più approfondito. Per Matteo Renzi non è una buona notizia.La macchina s'inceppa? O è soltanto un piccolo intoppo burocratico? Comunque sia, la legge dovrà fare un altro passaggio e sottoporsi a un vaglio che comporta una certa percentuale di rischio. Si allungheranno i tempi? Paolo Grossi, nuovo presidente della Consulta, giura di no: «Prevedo un periodo ragionevolmente breve per arrivare a qualcosa di definito. Alla Corte non si hanno lunghe attese, oggi non c'è se non un arretrato minimo di un mese un mese e mezzo». Ce la farà Renzi a preparare il referendum confermativo per ottobre?Intanto, in attesa del giudizio finale, la legge elettorale rimane così, sospesa. Quando glielo dicono Anna Finocchiaro, il relatore della riforma, non la prende molto bene. A darle la notizia è proprio Felice Besostri, l'avvocato anti Italicum, protagonista anni fa anche della battaglia contro il Porcellum, che la incontra per caso davanti al Senato mentre passeggia con Pier Luigi Bersani. «Non era felice», racconta più tardi.Angelino Alfano invece la prende meglio. «Siamo in Italia - dice allargando le braccia -, è normale che le cose vadano in questo modo». Al ministro dell'Interno, com'è noto, la riforma va un po' stretta, l'ha dovuta ingoiare per vincoli di maggioranza. «È normale - spiega - che una legge prima ancora di essere applicata venga impugnata alla Consulta. Ho un approccio sempre molto tranquillo e laico sulle leggi elettorali, servono a contare i voti, ma i voti li devi prendere». Se si dovrà cambiare qualcosa, lui certo non ne farà un dramma.E gli aspetti da ritoccare, secondo il tribunale di Messina, sono diversi. Sei delle tredici «questioni di costituzionalità citate nel giudizio», si legge nella sentenza, «sono rilevanti e non manifestamente infondate, tutte incidenti sulle modalità di esercizio della sovranità popolare». In particolare, secondo le tesi di Besostri accolte dai giudici, i punti deboli dell'Italicum sarebbero questi: «Il vulnus al principio della rappresentanza territoriale; il vulnus ai principi della rappresentanza democratica; la mancanza di soglia minima per accedere ballottaggio; l'impossibilità di scegliere direttamente e liberamente i deputati; le irragionevoli le soglie di accesso al Senato; l'irragionevole applicazione della nuova normativa elettorale per la Camera a Costituzione vigente per il Senato, non ancora trasformato in Camera non elettiva, come vorrebbe la riforma costituzionale».In sostanza, Messina riconosce una possibile «compressione dei diritti dell'elettorato passivo».

Se anche la Consulta sarà di questo parere, l'Italicum dovrà essere ricontrattato e rimaneggiato. Altrimenti la prossima volta si andrà a votare con le regole del Consultellum: niente liste bloccate, niente premio di maggioranza, niente senza soglia al ballottaggio.

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