È il giorno del dolore e del commiato. Ad Andria, nel palazzetto dello sport, sono arrivati in cinquemila per l'ultimo saluto alle vittime dell'incidente tra treni di martedì scorso. Una bufera di vento e pioggia accoglie il capo dello Stato, Sergio Mattarella, tornato in Puglia per la seconda volta in 48 ore, seduto in prima fila al fianco del presidente della Camera Laura Boldrini, del titolare del ministero dei Trasporti Graziano Delrio, del governatore pugliese Michele Emiliano e del sindaco di Andria Nicola Giorgino. Tra le autorità e il vescovo di Andria Luigi Mansi una fila di tredici bare - le altre dieci vittime hanno scelto di celebrare funerali privati - e, tutto intorno, il pianto e le grida straziate dei parenti delle vittime. Che alle istituzioni, prima e al termine della cerimonia, si rivolgono chiedendo giustizia, pregando di conoscere la verità profonda che ha provocato questa tragedia al di là dell'errore umano dei ferrovieri. Perché il drammatico abbaglio del personale di stazione e di macchina della Ferrotramviaria non è che il mero innesco di un disastro che sembra sempre più figlio di un sistema di controlli di sicurezza di esplosiva vulnerabilità. Il cui aggiornamento è stato rimandato, colpevolmente, a più riprese, come ricorda anche il vescovo, condannando «questo fare» spesso privo di scrupoli: «Le nostre coscienze - afferma Mansi - sono state addormentate da prassi che ci sembrano normali ma non lo sono, quella dell'economia in cui non si pensa alle vite delle persone ma a convenienza e interessi». Anche più esplicito il sindaco Giorgino, che si rivolge ai giudici per chiedere di accertare «rapidamente la verità dei fatti perché i contorni di questa dolorosissima vicenda siano chiariti con rigore e meticolosità».
E mentre ad Andria si chiude la dolorosa pagina delle conseguenze dell'incidente, in procura a Trani si lavora proprio per trovare le risposte e i responsabili - a tutti i livelli - della tragedia. Per domani sono stati fissati i primi interrogatori, quelli dei due capistazione di Andria e Corato, Vito Piccarreta e Alessio Porcelli, ma i legali dei due ferrovieri - Leonardo De Cesare e Massimo Chiusolo - avrebbero chiesto un rinvio. Il primo per le condizioni psicologiche del suo assistito, il secondo perché impegnato in un altro processo. Nel frattempo, quanto alla dinamica, sarebbero emerse correzioni e «manipolazioni» sui registri di stazione sequestrati dopo l'incidente. Si tratterebbe in effetti di una conseguenza della consuetudine da parte dei capistazione di segnare sul registro tutto il traffico di giornata a inizio turno, salvo poi aggiungere a posteriori gli orari dei passaggi. Naturalmente con lo schianto l'incongruenza, che potrebbe avere però un ruolo marginale nell'indagine, è venuta a galla. Esisterebbe peraltro anche un registro elettronico, non modificabile dopo l'input dei dati, nel quale uno dei capistazione avrebbe inserito un orario di partenza del treno 1021 da Andria a Corato (10.58) incongruente, perché di poco precedente all'arrivo nella stessa stazione del treno 1642, giunto regolarmente alle 10.59 dopo aver percorso il tratto a binario unico nella direzione opposta.
Insomma, le testimonianze dei capistazione e del capotreno del 1021 Nicola Lorizzo, ferito ma sopravvissuto, incrociate con i dati in possesso dei magistrati dovrebbero nei prossimi giorni dipanare ogni dubbio su come sia potuto materialmente avvenire l'incidente. Resta però alta l'attenzione sul filone, affidato al pm Michele Ruggiero, che intende ricostruire la storia e i relativi intoppi del finanziamento regionale con fondi europei Fesr destinato a raddoppiare e a rendere più sicura la linea gestita in concessione da Ferrotramviaria, i cui vertici da due giorni sono indagati (come «atto dovuto», secondo il legale dell'azienda Michele Laforgia).
Un filone che oltre a far luce sulla destinazione di ogni centesimo di quei soldi, lungo l'asse Regione-Ferrotramviaria, intende anche chiarire il ruolo degli ispettori dell'Ustif nelle autorizzazioni concesse all'azienda ferroviaria e gli eventuali stop burocratici incontrati dal finanziamento regionale. Anche qui, presto, potrebbero essere ascoltati in procura sia i vertici di Ferrotramviaria che i funzionari regionali responsabili della pratica, fino agli ultimi due assessori regionali ai Trasporti.
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