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"Da trent'anni le solite promesse. Nel partito solo catorci ministeriali"

Massimo Cacciari critico: "Si preoccupano solo di restare al governo..."

"Da trent'anni le solite promesse. Nel partito solo catorci ministeriali"

Professore Massimo Cacciari, innanzitutto, lei ci sarà? «Io aspetterò. Aspetterò il voto in Emilia-Romagna, aspetterò di capire se il nuovo partito che promette Nicola Zingaretti sarà davvero nuovo o se sarà ancora un insieme di vecchi catorci, una classe dirigente di ministeriali, di uomini che da trent'anni si preoccupano solamente di rimanere al governo. In quest'ultimo partito non ci può essere posto per me e temo neppure per altri».

Da trent'anni, la sinistra cambia nome e cambia simboli. Zingaretti ha ieri preannunciato l'ennesimo passaggio di proprietà: un nuovo partito, lo scioglimento del vecchio, il prossimo congresso. Sarà una cosa nuova?

«Da trent'anni sento le stesse promesse vecchie. Da trent'anni si sparano cazzate per non entrare mai nel merito. È cambiata la flora (querce, margherite, ulivi) a volte anche la fauna. Hanno sempre cambiato tutto per rimanere gli stessi. Il problema non è cambiare nome a un partito, ma dare contenuto alle parole. Il Pd, così come è, e come è stato, deve sbaraccare».

E infatti, a ogni crisi, la sinistra sbaracca, ma per riaprire lo stesso negozio. La riverniciatura per non morire e aggirare così la fine.

«E mi viene da dire che il negozio che hanno riaperto è peggiore di quello (parlo dei Ds) che avevano chiuso. Sia chiaro. Io voglio credere a Zingaretti. Anzi. Sono sicuro che di tutti rimane il più credibile. Ma mi chiedo su quali linee, in che modo? Di tutto questo ancora non se ne parla».

Non era sufficiente il Pd?

«Il Pd è una macchina in attività di gente cooptata che ha poca visibilità e che viene massacrata nelle competizioni elettorali. Zingaretti deve cambiare questo partito, anche rischiando di generare conflitti al suo interno, altrimenti è spacciato. Quelli che oggi si dichiarano a favore di un rinnovamento sono quelli che in questi anni lo hanno ferocemente ostacolato».

Entra dunque nel museo della sinistra anche la bandiera del Pd, e consegniamo ai magazzini le primarie di Romano Prodi, la vocazione maggioritaria di Walter Veltroni?

«Sicuramente il nuovo partito dovrebbe smetterla di essere romanocentrico, dovrebbe sburocratizzare uno Stato che oggi è una macchina scassata. Zingaretti dovrebbe avere al suo fianco uomini della statura di Sabino Cassese, Fabrizio Barca, Lucrezia Reichlin, parlare di macroregioni, di autonomie».

Aprirà senza dubbio al movimento delle sardine che Zingaretti considera potassio, sali minerali per recuperare i voti che il Pd ha perduto.

«Le sardine in contenuti sono niente o quasi. Invitarli a entrare in un nuovo partito è giusto, ma il modo è sbagliato. Solo la chiesa dice entrate, non un partito. Un partito non può promettere la salvezza. Alle sardine sarebbe più giusto dire: Federiamoci».

Al nuovo partito potrebbe aderire Giuseppe Conte che ogni giorno corre a presentarsi come uomo di sinistra. Sarà sua la prima tessera?

«Se si rivede nei valori di sinistra farebbe bene a entrarci, ma Conte rimane un mistero. Uno che salta dalla Lega a Leu rimane misterioso pure a me. È un uomo elastico. La politica italiana è oggi composta da uomini che psicologicamente non riesco a comprendere».

Ritorna quindi la parola svolta che, a sinistra, è sempre parola abusata.

«Se pensano di stupire dicendo cambio tutto sbagliano clamorosamente.

Per essere credute, le parole devono essere sempre coerenti con le azioni».

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