Roma «Credo sia venuto il momento di discutere il tabù della monetizzazione del debito». Sotto elezioni europee, e con l'Europa «da cambiare» al centro della campagna elettorale di quasi tutti i partiti, arrivano le parole del ministro dell'economia Giovanni Tria a sparigliare ancora i conti con la Ue. Il titolare del Mef parla al Global sustainability forum organizzato dalla Luiss, e come ricetta per abbattere il tabù immagina un «finanziamento in moneta del deficit» che avvenga non per intervento dei singoli Stati, ma direttamente per il tramite della Bce.
Ma Tria sa bene che la possibilità di effettuare la cancellazione di parte dei debiti stessi da parte della Banca centrale, acquistandoli emettendo nuova moneta, è vietata espressamente dall'articolo 123 del trattato sul funzionamento dell'Unione. Ed è per questo che proprio il ministro mette le mani avanti, e spiega che servirebbe «una revisione dello statuto della Bce» perché il suo auspicio che la banca centrale possa coprire i disavanzi degli Stati membri emettendo moneta possa avverarsi.
E poiché la «revisione», come qualsiasi modifica, richiede di essere presa all'unanimità, quindi col pollice in su di tutti gli Stati membri, è evidente che rompere il tabù è tutt'altro che semplice, mettendo in conto l'ostilità praticamente scontata dei Paesi nordici, Berlino in testa, che non hanno mai concesso alcuna elasticità sul punto. E infatti proseguendo nel suo ragionamento, il ministro dell'Economia italiano se la prende con il «sovranismo nordico», che contribuisce alla «strutturale paralisi decisionale europea», impedendo che la discussione sulla «costituzione del budget dell'Eurozona e del suo finanziamento» si sviluppi «misurandosi su differenti idee», e stoppando qualsiasi discussione sulla stabilizzazione. E quanto alla stabilizzazione, ecco che Tria spiega come «obiettivo di questo governo» sia il rilancio della crescita «nel segno della stabilità sociale, che è importante quanto la stabilità finanziaria».
Affermazioni forti, in linea con entrambe le anime dell'esecutivo, che non lesina critiche all'Europa né dal fronte leghista né da quello pentastellato.
Ma affermazioni che Tria ammorbidisce subito spiegando che al di là delle parole «in libertà» alla fine «contano i fatti», ossia «che il governo ha approvato all'unanimità il Def dove è scritta nero su bianco la volontà dell'Italia di rispettare gli impegni presi sul contenimento di deficit e debito».MMO
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