Tria a caccia di 25 miliardi. Aria di stangata in autunno

È quanto serve per evitare l'aumento dell'Iva, pagare gli interessi sul debito e finanziare le spese obbligatorie

Tria a caccia di 25 miliardi. Aria di stangata in autunno

«I vincoli di bilancio? Deve essere chiaro che reddito di cittadinanza e flat tax insieme alla abolizione della legge Fornero sono emergenze sociali. Si devono realizzare il prima possibile. Anzi, subito». Il vicepremier, Luigi Di Maio ieri in un'intervista al Corriere ha ripetuto l'estenuante litania del contratto di governo. La manovra 2019, però, parte zavorrata da 25 miliardi di spese inevitabili, come vedremo più avanti.

La realizzabilità delle promesse dipende dai «vincoli di bilancio Ue che ancora dobbiamo conoscere», ha aggiunto Di Maio. Affermazione inspiegabile giacché i target sono palesi e Renato Brunetta di Forza Italia li ha ricordati. «Gli obiettivi di finanza pubblica per il prossimo triennio, concordati dal governo italiano con Bruxelles, sono tutti scritti nel quadro tendenziale del Def appena approvato dal Parlamento», ha commentato sottolineando che il deficit previsto è all'1,6% del Pil per il 2018, allo 0,8% per il 2019 e per il 2020 c'è il pareggio di bilancio. «La variazione del saldo strutturale prevista è pari a -1,0%, -0,4% e +0,1% per lo stesso triennio», prosegue.

Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria lavora sui conti già da tempo. Sull'anno in corso inciderà il rallentamento del Pil che dal +1,5% atteso probabilmente si attesterà a un +1,3% (questa settimana ne avremo una prima indicazione). Nel 2019 dovrebbe fermarsi tra l'1 e l'1,1%, ben al di sotto dell'1,4% attualmente stimato. L'obiettivo 2018 dell'1% di deficit strutturale non sarà raggiunto. È lecito attendersi ulteriori richieste di qualche decimale di Pil oltre alla correzione di uno 0,3% chiesta da Bruxelles per il 2018 sulla base dei conti della legge di Bilancio (cioè 5 miliardi) cui si somma lo 0,6% per il 2019 (10 miliardi).

Come si vede l'Italia, in base ai parametri comunitari, dovrebbe già aumentare l'avanzo primario (cioè garantirsi maggiori entrate) per una ventina di miliardi. Senza contare che l'aumento dello spread di 100 punti base dall'avvio del governo porta con sé, secondo le stime dell'Ufficio di parlamentare di Bilancio, un maggiore fabbisogno di 1,8 miliardi per quest'anno e di 4,6 miliardi per il prossimo.

Se i punti di cui sopra riguardano l'assestamento del bilancio dello Stato, anche il conto economico non è facile da chiudere. La manovra 2019 parte dai 12,4 miliardi indispensabili a sterilizzare le clausole di salvaguardia sull'Iva. A questi si aggiungono i 3,5 miliardi di spese indifferibili tra cui le missioni all'estero e altri 4-5 miliardi comprensivi di rinnovi contrattuali del pubblico impiego (confermati dal ministro Bongiorno) e maggiore dotazione al Fondo sanitario nazionale. Il rallentamento del Pil 2019 vanificherà l'effetto positivo dell'Iva invariata sul prodotto interno lordo (+0,1% circa).

Questo vuol dire, in buona sostanza, che la legge di Bilancio 2019 parte da 25 miliardi (20 di spese più 5 di maggiore fabbisogno). Per garantire la compatibilità comunitaria della manovra, come detto, servirebbero altri 20 miliardi di stabilizzazione dell'avanzo primario, ma è probabile che la Commissione Ue ci faccia uno sconto quantificabile in una decina di miliardi.

È impensabile che si concedano 20 miliardi per portare il deficit almeno al 2% come vorrebbero Lega e M5s. Ne deriva che più di un ampliamento del reddito di un inclusione e di un avvio della flat tax per i professionisti non si potrà fare.

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