Il ministro dell'Economia, Giovanni Tria, interviene in aula al Senato per parlare della manovra del governo. "Non accettiamo lezioni di morale" dall'opposizione sulle scelte di politica economica. E riferendosi al precedente governo si toglie un sassolino dalla scarpa: "Non è nostra intenzione parlare di responsabilità del passato e ho ricordato che si tratta della nostra storia comune" ma "nel momento in cui dialoghiamo con la Commissione europea, nel dibattito domestico non accettiamo che qualcuno venga a farci la morale in tema di politiche per la crescita". Negli ultimi anni, attacca il ministro, "c'è stato un aumento della spesa corrente per finanziare la stagione dei tanti bonus con oneri che continuano a pesare sul nostro bilancio".
Se l’Ecofin confermerà l’opinione sulla manovra italiana espressa dalla Commissione europea "apre alla prospettiva di una procedura d’infrazione per deficit eccessivo basata sul debito: si tratta di una prospettiva che pone oggi il governo e il parlamento sovrano di fronte alla necessità di assumere decisioni di forte responsabilità che richiede un’operazione di verità sulla quale costruire ampio consenso".
La manovra, spiega il ministro, "è stata costruita con uno spirito di ricerca dell’equilibrio e stiamo dialogando in modo virtuoso con la Commissione europea per trovare miglioramenti condivisi, miglioramenti che il parlamento può apportare nella sua sovranità". Tria spiega che è necessario un "serio bilanciamento delle politiche da adottare" perché oggi si presenta un "dilemma": se scegliere di "rafforzare misure all’economia" o adottare una "maggiore prudenza di spesa". A ciò "si sovrappone anche la necessità di non divergere dalle regole europee che rischierebbe di produrre effetti negativi sulla crescita e sulla stessa politica espansiva che abbiamo deciso".
Due sono gli obiettivi che si pone il governo con questa manovra: "Aumentare il tasso di crescita e ridurre il rapporto debito-pil. I pilastri per raggiungere questi obiettivi - aggiunge Tria - sono: il rilancio degli investimenti, l'avvio delle riforme fiscali, il rafforzamento delle politiche per il contrasto della povertà, per il lavoro e la riforma del sistema pensionistico".
La stima sulla crescita nel 2019 formulata dal Governo "è metodologicamente corretta",ha ribadito il ministro riferendosi alla previsione dell’1,5% contestata da tutti gli istituti di previsione e facendo notare che "la stima dell’Istat diffusa a novembre diverge di soli due decimali, da 1,3% a 1,5%".
"L'Italia ha beneficiato della politica espansiva del Quantitative easing (Qe)" della Banca centrale europea,
che "ha portato a un risparmio per 35 miliardi". Questo beneficio, però, "non si è riflesso in una discesa del debito e, solo parzialmente, sulla spesa per interesse", ed "è stato assorbito per la stagione dei tanti bonus".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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