Trionfano business e alibi E si alimenta il virus del complotto calcistico

Trionfano business e alibi E si alimenta il virus del complotto calcistico

Ne esce indenne solo il fantacalcio (non il gioco), non certo il calcio. Ne esce (quasi) indenne il business, non certo il senso dello sport. Ne esce rafforzato il virus del sospetto calcistico, non certo la credibilità di chi vincerà lo scudetto. Inutile raccontarcela con l'ossequio alle decisioni governative, e nemmeno con quel patetico rifarsi a stadi vuoti visti in tutto il mondo e che, dunque, avrebbero prodotto ulteriore danno all'immagine del Paese. Semmai il danno lo producono spettacoli calcistici un po' sconci, non spalti vuoti; magari vedere Juve e Inter, ultimamente così malridotte nel gioco in Europa, disputarsi lo scudetto in Italia come se l'aria patria resuscitasse il miglior modo di proporsi al calcio. Qui si è voluto, innanzitutto, onorare il business: sia per chi avrebbe dovuto restituire danari per biglietti e abbonamenti, sia per chi avrebbe visto dimagrire comunque gli incassi. Si è dimenticato il problema di comprimere eccessivamente il calendario. Non si è tenuto conto che una squadra come l'Inter rischia di giocarsi 9 partite in meno di un mese e la Juventus otto in un mese. L'Atalanta giocherà ugualmente, a Lecce, pur avendo avuto problemi di coronavirus nelle sue zone. E allora? Il dubbio semmai doveva essere: sospendere tutto o sospendere niente a costo di giocare a porte chiuse. Così che irregolarità di torneo fosse per tutti, non solo per un gruppo di squadre. E' stata cercata la via che favorisce il business e dimentica che, in maggio, si avranno valori e situazioni molto diverse. Chi ora non è al top, in maggio magari lo sarà: e viceversa. Sarà un trionfo della dietrologia che piace al tifo, alla dirigenza, ai cacciatori di alibi. Ci trascineremo il discorso che questo campionato non è stato regolare: lo dirà chiunque lo perderà, lo confermeranno le accuse che terranno in scacco chi lo vincerà. E così per retrocessione e qualificazioni in Europa.

Il problema, infatti, non è quello di spostare le partite di una settimana, ma di interi mesi: quando tutto potrà essere più complicato o semplificato ai fini del risultato.

Ieri la Lazio ha vinto ed è stato il segnale di una continuità di forma e di gioco. Chissà come sarebbe stato fra due mesi? Per capirci: non chiediamo che il calcio sia una cosa seria, troppo stupido pensarlo, ma che almeno non sia una barzelletta per bieco fine commerciale.

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