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Triplo ultimatum di Di Maio Conte: gli accordi si rispettano

Il leader M5s avverte il premier: "Senza il Movimento non c'è il governo". Oggi il vertice chiarificatore

Triplo ultimatum di Di Maio Conte: gli accordi si rispettano

Le partite individuali, le pressioni, la minaccia di staccare la spina. Il tentativo di Giuseppe Conte di costruirsi un profilo «politico» e di uscire dal ruolo di garante e di premier senza un consenso certificato e una investitura popolare. L'insofferenza dei contraenti politici di un patto che aspira a diventare alleanza, ma fa fatica a trasformarsi in una serena convivenza.

All'indomani della sortita con cui Conte alza i toni e invita i ministri ad abbassare i toni - «qui bisogna fare squadra, chi non lo fa è fuori dal governo» - il capo politico del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio che già ieri aveva fatto trapelare una certa insofferenza, mette nero su bianco la sua irritazione. «I toni o si fa così o si va a casa fanno del male al Paese, fanno del male al governo: in politica si ascolta la prima forza politica che è il M5s, perché se va a casa il Movimento è difficile che possa esistere ancora una coalizione di governo» dice, arrivando a Matera per Expo 2020. Il ministro degli Esteri, che aveva chiesto un incontro di maggioranza per chiarire alcuni aspetti della manovra, era sembrato insieme a Matteo Renzi il primo destinatario della parole del premier, malgrado le precisazioni serali di Conte anche sulla frase «chi non fa squadra è fuori dal governo».

L'impressione è quella di un tentativo di ristabilire una chiara gerarchia interna alla squadra governativa e far capire che Conte - che pure sa bene che il suo esecutivo non ha i numeri per rinunciare a nessuna delle quattro forze che lo sostengono - non può scommettere sulla debolezza dei partiti di maggioranza. È chiaro che ora tutto è demandato al vertice chiarificatore con cui oggi il premier cercherà di scongiurare il prematuro collasso della sua litigiosa maggioranza e inviterà Renzi e Di Maio al rispetto degli accordi.

Di Maio replica anche sul fatto che la manovra sia «già fatta» e i toni, a dispetto delle parole, non sono morbidi: «Non c'è nessun ultimatum contro un ultimatum. Io credo soltanto che bisogna fare in modo che in questo governo ci sia meno nervosismo, meno prese di posizione dure e mettere al centro le persone e non le proprie opinioni. Prima di tutto - aggiunge - sono soddisfatto che finalmente si riunisce questo vertice di maggioranza che stavamo chiedendo da un po', un vertice di governo che deve servire a mettere nella legge di bilancio tre proposte che per noi sono imprescindibili: o si fanno - sottolinea il leader M5s - o non esiste ancora la manovra». Di Maio mostra qualche tensione anche rispetto ai possibili sommovimenti interni alla sua squadra parlamentare, dopo le parole di Matteo Renzi. «Penso che l'epoca dei voltagabbana debba finire e credo sia sbagliato che ci siano forze politiche che fomentano questa dinamica. Facciamo in modo che chi entra con un gruppo resti con quel gruppo».

La risposta di Matteo Renzi arriva invece dalla Leopolda. «Dire qualcosa di positivo e proporre idee non è lanciare ultimatum, ma fare politica. Dire che non bisogna tartassare le partite Iva non vuol dire che si sta dando un ultimatum. Da questo salone non è arrivato un solo ultimatum al governo». Quanto al vertice di domani, la ministra renziana Teresa Bellanova precisa a Skytg24 di non aver ricevuto ancora alcuna comunicazione ufficiale: «Non sono permalosa, però vorrei sottolineare che della convocazione di una riunione di maggioranza lo apprendo ora perché non ho ricevuto alcuna comunicazione.

Se ci saranno altre riunioni spero di essere informata al pari degli altri componenti della maggioranza».

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