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Troppo brutta per lo stupro: sentenza annullata

Nel 2017 due ragazzi, accusati di aver violentato una coetanea, erano stati assolti

Troppo brutta per lo stupro: sentenza annullata

Jacopo Granzotto

L'aspetto fisico di una donna che denuncia di essere stata vittima di uno stupro è del tutto «irrilevante» e si tratta di un «elemento non decisivo» per valutare la credibilità della sua denuncia.

Lo sottolinea la Cassazione nelle motivazioni dell'annullamento con rinvio delle assoluzioni dei due giovani sudamericani accusati di aver violentato una ragazza peruviana a Senigallia il 9 marzo 2013. Ad assolverli era stata la Corte di Appello di Ancona nel novembre 2017 con un verdetto choc che faceva riferimento alla «mascolinità» della ragazza per minare la sua credibilità. I due imputati erano stati condannati in primo grado a 5 e 3 anni di carcere per la violenza sulla 22enne. In secondo grado, invece, erano stati scagionati da una corte composta da tre donne che i giudici dell'appello avevano definito la «scaltra peruviana». Il collegio motivò così la sentenza: all'imputato principale, secondo le giudici, «la ragazza neppure piaceva, tanto da averne registrato il numero di cellulare sul proprio telefonino con il nominativo Vikingo con allusione a una personalità tutt'altro che femminile quanto piuttosto mascolina». Quindi il commento tra parentesi: «Come la fotografia presente nel fascicolo processuale appare confermare».

Il procuratore generale di Ancona, Sergio Sottani, aveva impugnato la sentenza e la Cassazione aveva accolto il ricorso annullando la pronuncia di secondo grado e ordinando un secondo processo d'appello che verrà celebrato a Perugia. Nelle motivazioni, tra l'altro, gli ermellini sostengono che i giudici di merito si sarebbero basati su una «incondizionata accettazione» della narrazione dei fatti proposta dalla difesa degli imputati mentre non è stato fatto alcun «serio raffronto critico» con il verdetto di condanna emesso in primo grado.

Quel giorno di marzo del 2015 la ragazza si presentò in ospedale con la madre dicendo di essere stata violentata da un coetaneo mentre un amico di lui faceva da palo. Doveva essere una serata come tante altre. Choque Garcia Jorge Luis, 24 anni e il coetaneo Melendenz Pinto John Henrri si erano dati appuntamento con la 22enne in un quartiere a nord di Ancona. Finito di bere, i tre si sarebbero diretti ai giardinetti pubblici. La ragazza denuncerà di essere stata violentata dopo aver bevuto una birra con la droga dello stupro, un farmaco per farla andare su di giri e approfittare poi di lei sessualmente. I due peruviani in primo grado, il 6 luglio 2016, vennero condannati.

Il 23 novembre 2017 la Corte d'Appello di Ancona ribaltò la decisione: assolti, a loro parere non è credibile la ricostruzione della parte offesa.

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