Trump, altro schiaffo all'eredità di Obama: via la privacy sul web

Stop alla normativa per impedire ai provider di cedere dati dei clienti senza il loro assenso

Valeria Robecco

New York Donald Trump non è riuscito (almeno per ora), a smantellare l'Obamacare, la riforma sanitaria del suo predecessore, ma negli ultimi giorni ha spazzato via due tasselli importanti della sua eredità. Dopo l'affondo sul clima, con la firma di un decreto che ordina di rivedere le norme per la riduzione delle emissioni di gas serra nelle industrie (pilastro dell'azione di Barack Obama contro l'inquinamento), il presidente Usa e i repubblicani «rottamano» un'altra politica della precedente amministrazione, la tutela della privacy sul web. Misura che doveva entrare in vigore a fine anno. Trump si accinge infatti a siglare, dopo il via libera del Senato e poi della Camera, lo stop della normativa che impedisce ai provider come At&T, Comcast e Verizon, di raccogliere e vendere i dati dei clienti senza il loro consenso.

«La Casa Bianca sostiene fortemente l'iniziativa», ha già annunciato il portavoce Sean Spicer prima del voto alla Camera (passato con 215 sì e 205 no), e così la firma del presidente è considerata una pura formalità. La nuova misura consente ai fornitori di connessione a banda larga di monitorare il comportamento degli utenti online raccogliendone gusti e preferenze senza il loro permesso. Tra le informazioni ci sono cronologia delle ricerche, localizzazione geografica, abitudini di spesa, numeri di previdenza sociale e app scaricate dai negozi digitali. Il tutto per poi elaborare annunci pubblicitari mirati, e permettere ai colossi delle telecomunicazioni di entrare insieme a Google e Facebook nel mercato da 83 miliardi di dollari del marketing online.

Proprio il fatto che Big G e la società fondata da Mark Zuckerberg non avessero alcun obbligo sulla «mappatura» dei clienti, al contrario dei provider, è stata definita dai repubblicani una disparità ingiustificata, che motiva la cancellazione delle norme di Obama. Inoltre, per i sostenitori la vecchia legge soffoca l'innovazione, costringendo al rispetto di linee guida irragionevolmente rigide. Ora, invece, le informazioni potranno essere vendute direttamente a società di marketing o altre imprese finanziarie. Viene eliminata anche la richiesta ai provider di rafforzare le garanzie sui dati degli utenti contro gli hacker della rete, e si vieta alla Federal Communications Commission (Fcc) di emettere norme simili in futuro.

Durissima la reazione dei difensori dei consumatori, per i quali si tratta di una «tremenda battuta d'arresto per l'America». A loro parere, se gli utenti possono facilmente abbandonare i siti che adottano direttive non condivise, è molto più difficile cambiare fornitore internet. Soprattutto considerando le statistiche federali, da cui emerge che in alcune zone degli Usa la scelta è soltanto tra una o due società. «Questo significa una sola cosa: gli Stati Uniti non saranno mai sicuri online, con i dettagli più personali segretamente sotto controllo e venduti al miglior offerente», ha affermato Jeffrey Chester, direttore esecutivo del Center for Digital Democracy.

Intanto, Trump non demorde neppure sul fronte dell'Obamacare, deciso più che mai a smantellare l'eredità del suo predecessore. In occasione di una cena con i senatori alla Casa Bianca ha infatti lanciato un appello per un «lavoro bipartisan» su diversi temi, a partire dalla riforma sanitaria: «So che troveremo presto un accordo, faremo un ottimo lavoro e speriamo comincerà ad essere bipartisan visto che vogliamo tutti la stessa cosa». Nel frattempo è ricomparsa anche la first lady Melania, che ieri ha partecipato alla cerimonia per l'International Women of Courage, riconoscimento in onore di chi ha dimostrato coraggio, forza e leadership per aiutare le vite degli altri nel mondo. Ed è tornata in campo (a San Francisco) pure Hillary Clinton, con il suo primo discorso politico dopo la batosta elettorale dell'8 novembre.

«Resistere, insistere, persistere, partecipare», è il suo nuovo slogan anti-Trump, mai nominato direttamente dall'ex candidata dem. Per molti Hillary è pronta a scendere di nuovo nell'arena, magari per il posto di sindaco di New York, come si vocifera da tempo, oppure, come azzardano alcuni, addirittura per le presidenziali del 2020.

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