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Trump e lo show del ritorno. "Che disastro con Biden"

L'ex presidente scalda i motori per le prossime sfide. E insiste sui brogli: "Potrei vincere per la terza volta"

Trump e lo show del ritorno. "Che disastro con Biden"

Donald Trump è tornato. E annuncia: «La Casa Bianca? Chissà, potrei decidere di vincere per la terza volta». E poi: «Non sto creando un nuovo partito: era una fake news». Il rientro sulla scena politica dell'ex presidente all'Hyatt Regency di Orlando, in Florida, dove sale sul palco per chiudere i lavori della Conferenza dei conservatori americani (Cpac), è un vero e proprio show in perfetto stile Trump. E il suo messaggio è inequivocabile: il leader sono ancora io.

The Donald, che non appare in pubblico dal 20 gennaio scorso, quando lasciò il 1600 di Pennsylvania Avenue poche ore prima del giuramento di Joe Biden, è pronto a riprendersi il Grand Old Party e a lanciare la New America First Agenda, dettando i temi su cui costruire la piattaforma che consenta ai repubblicani di riguadagnare terreno in Congresso in previsione delle elezioni di Midterm del 2022, per poi puntare alla riconquista della Casa Bianca nel 2024. «Più grande è la sfida, più difficile è il compito, più dobbiamo essere determinati a farcela e a vincere», afferma Trump alla Conservative Political Action Conference. Le priorità indicate nel suo intervento sono quelle da sempre centrali nella sua linea politica: immigrazione, sicurezza pubblica e commercio.

Al Grand Old Party chiede di essere «unito»: «Non stiamo fondando nuovi partiti, non divideremo il nostro potere e la nostra forza. Invece, saremo uniti e forti come mai prima d'ora». «L'unica divisione è tra una manciata di politicanti dell'establishment di Washington e tutti gli altri nel resto del paese», prosegue. Tuttavia punta il dito contro i «traditori», ossia i repubblicani che alla Camera e al Senato hanno votato per la sua condanna nel processo di impeachment dopo l'assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso. Tra i quali c'è Liz Cheney, 54enne figlia dell'ex vice presidente di George W. Bush Dick Cheney, numero tre alla Camera del partito dell'Elefante e rappresentante dell'ala moderata e dell'establishment tradizionale. Cheney è stata una dei dieci deputati Gop ad essersi espressa a favore della messa in stato di accusa, scatenando le ire di Trump.

«Non credo che dovrebbe svolgere un ruolo nel futuro del partito, o del paese», fa sapere riferendosi all'ex Comandante in Capo.

Non manca ovviamente anche un attacco al suo successore, che per il tycoon ha avuto «il primo mese più disastroso di qualsiasi presidente nella storia moderna». Biden, almeno ufficialmente, sembra non volersi occupare dell'intervento di Trump, poiché come ha ripetuto diverse volte la sua portavoce, Jen Psaki, ci sono cose più importanti da fare per l'America. Il discorso di The Donald arriva al termine dei lavori del Cpac, poco prima del tradizionale «presidential straw poll», in cui i partecipanti sono chiamati a indicare chi è il candidato presidenziale preferito.

Già dalla vigilia erano previste percentuali bulgare in favore del tycoon, un modo per far capire agli altri aspiranti candidati Gop che almeno per ora lo spazio per le ambizioni, con The Donald in campo, è poco. Il messaggio è in primis per alcuni degli assenti eccellenti, come l'ex vice presidente Mike Pence, il senatore Mitt Romney o l'ex ambasciatrice all'Onu Nikki Haley.

Presenti invece i fedelissimi di Trump, a partire dall'ex segretario di Stato Mike Pompeo.

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