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"Trump ha incitato all'insurrezione". La Camera vota per l'impeachment

Pelosi incassa l'ok: per la prima volta nella storia un presidente subisce due procedure. A favore anche dieci esponenti repubblicani, ora la palla passa al Senato. Servono i due terzi

"Trump ha incitato all'insurrezione". La Camera vota per l'impeachment

Donald Trump scrive ancora una volta la storia degli Stati Uniti diventando il primo presidente americano a essere sottoposto a una seconda procedura di impeachment. La discussione della mozione contro il tycoon è iniziata nella mattinata di ieri alla Camera dei Rappresentanti: il capo d'accusa è contenuto in un unico articolo, «incitamento all'insurrezione», per aver incoraggiato i suoi sostenitori ad assaltare il Congresso e contestare i risultati delle presidenziali vinte da Joe Biden. «È incontestabile che abbia incoraggiato l'attacco» a Capitol Hill, e «non c'è posto nel governo per chi incita un'insurrezione armata per capovolgere il risultato di elezioni democratiche», si legge nel rapporto stilato dai dem della commissione giustizia.

Il voto è andato in scena in un Campidoglio blindato, presidiato massicciamente (anche all'interno) dalla Guardia Nazionale e protetto da un'alta recinzione metallica. Misure di sicurezza speciali sono state adottate anche per la residenza del vice presidente Mike Pence, l'Us Naval Observatory. L'Fbi, infatti, nei giorni scorsi ha lanciato l'allarme per nuove dimostrazioni armate a Washington in vista del giuramento di Biden il 20 gennaio, e l'allerta è massima. «Alla luce delle informazioni di ulteriori manifestazioni chiedo che non ci siano violenze e atti vandalici di alcun tipo», fa sapere Trump in una nota a Fox, «questo non è ciò che rappresento, e non è ciò che rappresenta l'America. Esorto tutti gli americani a stemperare le tensioni». Per approvare la messa in stato di accusa (la prima, sull'Ucrainagate, si è conclusa con l'assoluzione) bastava la maggioranza semplice, pari a 218 deputati: come ha spiegato nei giorni scorsi la speaker Nancy Pelosi i democratici, che guidano la Camera, avevano già i numeri per far passare la mozione. Ma a favore dell'impeachment hanno votato anche dieci esponenti repubblicani, tra cui Liz Cheney, figlia di Dick Cheney, vice presidente durante l'amministrazione di George W. Bush.

Dopo il via libera alla Camera l'impeachment dovrebbe essere approvato dal Senato con una maggioranza dei due terzi, soglia difficile da raggiungere a meno che non cresca in maniera sensibile la fronda di esponenti del Grand Old Party che intendono voltare definitivamente le spalle a The Donald. Il Gop comunque appare diviso come non mai, e un gruppo di sei deputati, guidati da Brian Fitzpatrick della Pennsylvania, ha presentato pure una mozione di censura di Trump come alternativa all'impeachment, accompagnata da una dichiarazione durissima in cui si accusa il presidente di «aver minato l'integrità della democrazia» e «mentito al popolo americano con false informazioni». In Senato, invece, Lisa Murkowski dell'Alaska è stata fra le prime a dire che il tycoon deve andarsene dopo i fatti del 6 gennaio. Il leader dei senatori Gop Mitch McConnell non si è ancora espresso in un senso o nell'altro: «Non ho preso una decisione definitiva su come voterò e ho intenzione di ascoltare gli argomenti legali quando verranno presentati al Senato», spiega. Fonti citate dal Nyt però riferiscono che è a favore dell'impeachment e intende discuterne con i colleghi, e pure la Cnn parla di un rapporto definitivamente compromesso con il Comandante in Capo uscente. A ora, comunque, non intende convocare una sessione d'urgenza della Camera Alta per l'impeachment, facendolo slittare a dopo la fine del mandato.

Il ricorso alla messa in stato di accusa è arrivato dopo il no di Pence alla richiesta di ricorrere al 25° emendamento, che prevede la destituzione del presidente: «Non cederò ai tentativi della Camera di portare avanti giochi politici in un momento così grave per la vita della nostra nazione - ha affermato - Per questo chiedo a ogni membro del Congresso di evitare azioni che dividerebbero ulteriormente e infiammerebbero gli animi».

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