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Trump, parte il processo. Biden torna a battersi per i diritti umani all'Onu

Blinken: "Dobbiamo esserci". L'impeachment al via oggi. L'accusa: "Ha tradito il popolo Usa"

Trump, parte il processo. Biden torna a battersi per i diritti umani all'Onu

Alla vigilia del via al processo di impeachment «postumo» contro Donald Trump, Joe Biden cancella un altro tassello dell'eredità del predecessore. Come annunciato dal segretario di Stato Antony Blinken, gli Stati Uniti si apprestano infatti a rientrare nel Consiglio dei diritti umani dell'Onu. Il presidente «ha ordinato al dipartimento di Stato di essere coinvolto immediatamente e con forza» nell'organo delle Nazioni Unite, spiega Blinken. «Sappiamo che il Consiglio è pieno di difetti, che ha bisogno di riformare il suo programma, la sua composizione e le sue priorità, compresa l'attenzione sproporzionata che presta a Israele», precisa, ma «per essere in grado di affrontare le sue carenze gli Usa devono essere presenti al tavolo e utilizzare tutto il peso del nostro ruolo di punta in diplomazia».

Trump si è ritirato dall'organismo nel 2018 proprio per l'atteggiamento tenuto con Israele, ma Blinken ribadisce che il vuoto lasciato da Washington «è stato utilizzato da paesi con un'agenda autoritaria», riferendosi pur senza nominarli in primis a Mosca e Pechino. Gli Usa rientrano quindi in qualità di osservatori, impegnandosi a lavorare per apportare «cambiamenti positivi».

The Donald intanto si prepara all'inizio, oggi, del secondo procedimento di impeachment, che i suoi difensori definiscono un «teatro politico». In un faldone di 78 pagine il team legale di Trump ribadisce l'incostituzionalità di un processo contro un ex presidente, e nega che il suo comizio, protetto peraltro dal primo emendamento della Costituzione, avesse come scopo quello di incitare i suoi fan ad assaltare il Congresso. La messa in stato di accusa inoltre a loro parere è viziata perché raggruppa più presunti reati in un unico articolo.

Ma feroce è arrivata la mozione con cui i dieci manager della Camera, vale a dire i procuratori del processo di impeachment, hanno risposto alla memoria difensiva presentata al Senato dagli avvocati dell'ex presidente Trump. «Le prove della condotta del presidente Trump sono schiaccianti. Non ha una scusa valida o una difesa per le sue azioni: come si afferma nell'articolo di impeachment, il presidente Trump ha violato il giuramento del suo incarico e tradito il popolo americano».

L'obiettivo dei democratici è far condannare l'ex inquilino della Casa Bianca per far sì che perda i diritti politici, ma Biden taglia corto sull'argomento dicendo: «Lasciamo che se ne occupi il Senato». Il Comandante in Capo d'altronde sa che ad ora mancano i numeri: per la condanna 17 senatori repubblicani devono votare a favore, ma il mese scorso 45 dei 50 membri del Grand Old Party hanno votato sì a una mozione procedurale per archiviare il processo. Sembra quindi improbabile che almeno 12 di loro cambino improvvisamente opinione. Per l'eventuale interdizione dai pubblici uffici, che impedirebbe a Trump di ricandidarsi nel 2024, basterebbe invece la maggioranza semplice. Il dibattimento sarà quindi un test di lealtà dei repubblicani verso l'ex presidente e misurerà la sua presa sul partito repubblicano, segnando così il futuro di entrambi.

L'ex stratega della campagna elettorale di Trump Jason Miller, nel frattempo, spiega che il progetto del tycoon di fondare un terzo partito per il momento è fermo, ma potrebbe andare avanti se i senatori repubblicani dovessero votare contro di lui nel processo di impeachment.

Miller, inoltre, conferma che l'ex presidente è seriamente tentato dal candidarsi alle prossime elezioni, anche se nessuna decisione è stata ancora presa: «Gli piacerebbe correre un'altra volta».

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