New York Donald Trump non parla. L'ex presidente americano si appella al Quinto Emendamento e rifiuta di rispondere alle domande nell'ambito delle indagini della procuratrice generale di New York Letitia James sulla sua società e sulla possibilità che abbia gonfiato il valore dei suoi asset con il fisco e gli istituti di credito per spuntare condizioni finanziarie migliori. «Ho rifiutato di rispondere in base ai diritti che sono concessi a ogni cittadino dalla Costituzione degli Stati Uniti», spiega in una lunga dichiarazione in cui nega le irregolarità e accusa il governo Usa di averlo preso di mira ingiustamente. Trump, ha spiegato il suo legale al termine dell'audizione, ha continuato a ripetere «la stessa risposta» dopo aver invocato il Quinto Emendamento durante le quattro ore di interrogatorio.
«Una volta mi è stato chiesto: Se si è innocenti perché invocare il Quinto Emendamento? Ora so la risposta. Quando la tua famiglia, la tua società e tutte le persone nella tua orbita diventano obiettivo di una infondata caccia alla streghe motivata politicamente non si ha altra scelta - tuona il tycoon - Se avevo qualche dubbio al riguardo, questi sono stati spazzati via dal raid dell'Fbi due giorni prima della deposizione. Non ho altra scelta perché l'attuale amministrazione e molti procuratori in questo Paese hanno perso la decenza morale ed etica». Trump ricorda quindi le parole pronunciate durante la campagna elettorale del 2016, quando attaccando i collaboratori di Hillary Clinton che si erano appellati al Quinto emendamento per non testimoniare durante l'inchiesta sull'emailgate dell'allora candidata democratica, aveva detto: «La mafia si appella al Quinto emendamento, se sei innocente, perché devi farlo?». «Non ho fatto nulla di sbagliato ed è per questo che dopo cinque anni di indagine i governi federale, statale e locale, insieme alle fake news, non hanno trovato nulla», continua The Donald, secondo cui la procuratrice di New York da tempo sta conducendo una campagna contro di lui: «Ha creato una piattaforma politica e fatto carriera attaccando me e la mia società». Già alla vigilia della deposizione sotto giuramento, aveva scritto sul suo social Truth: «Domani vedrò la procuratrice generale razzista di New York, per il proseguio della più grande caccia alle streghe nella storia Usa. La mia grande società, e io stesso, veniamo attaccati da tutte le parti. Repubblica delle banane!». Dal 2019, Trump ha affrontato indagini penali e civili sulle sue pratiche commerciali presso la Trump Organization relative al periodo precedente il suo ingresso alla Casa Bianca, e la sua comparizione di ieri era considerata una potenziale svolta cruciale, peraltro in un momento particolarmente delicato per l'ex presidente dopo il blitz dell'Fbi nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida. Il tycoon già in passato ha acconsentito a deporre, ma per questa specifica istanza si è mostrato a più riprese riluttante, come sottolinea il New York Times, al punto da riuscire a rinviare finora la deposizione. L'ultima volta era stata posticipata dopo la morte di Ivana Trump, il 14 luglio.
I figli dell'ex presidente, Ivanka e Donald Jr, sono invece comparsi nei giorni scorsi rispondendo alle domande, mentre l'altro figlio Eric ha invocato il Quinto Emendamento (secondo cui «nessuna persona può essere obbligata, in una qualsiasi causa penale, a deporre contro se stessa») oltre 500 volte quando è' stato interrogato nell'ottobre 2020.
Intanto, a Washington, una corte d'appello federale in un'indagine separata di lungo corso ha stabilito che l'ex inquilino della Casa Bianca dovrà consegnare al Congresso le sue dichiarazioni dei redditi per il periodo 2015-2020.
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