Tunisi: "L'Italia importa la jihad dei poveri e minaccia l'Europa"

Accuse al nostro Paese: caccia ai 21 tunisini sul barchino con Brahim. "Qui per uccidere"

Tunisi: "L'Italia importa la jihad dei poveri e minaccia l'Europa"

Zone d'ombra, chiaroscuri e una certezza granitica: l'attentatore-killer di Nizza, il 21enne Brahim Issaoui, «è venuto chiaramente in Francia per uccidere». E non da solo. È il ministro dell'Interno Gérald Darmanin a spiegare che ha intrapreso una lunga traversata da clandestino, mescolato a profughi e migranti economici: dalla Tunisia in Italia, infine in Francia fino alla basilica di Nizza dove giovedì ha sgozzato due fedeli e il sacrestano. «Era sul territorio nazionale solo da poche ore - continua Darmanin - è venuto per uccidere. In quale altro modo spiegare perché si è armato di diversi coltelli appena è arrivato? Spetta al procuratore antiterrorismo definire quand'è stato costruito il piano omicida, ma certo non è venuto per ottenere i documenti». Non un lupo solitario e nemmeno un migrante economico come aveva detto alla Digos di Palermo l'amico tunisino che ha ospitato Brahim ad Alcamo, nel Trapanese, dove si pensa abbia pianificato la strage.

Qui si concentra un primo tronco dell'indagine italiana in collaborazione con la procura transalpina. Inquietante ciò che è emerso ieri a Nizza: la polizia sta cercando di scoprire se altri jihadisti, come Brahim, siano riusciti a fingersi migranti. Per questo gli inquirenti italiani stanno cercando tutti i compagni di viaggio dell'assassino - erano 21 sulla barca arrivata a Lampedusa - per interrogarli.

In particolare vengono utilizzate le telecamere di sorveglianza della stazione di Ventimiglia. Pochi dettagli a Sud, utili soprattutto a geolocalizzare Brahim in Sicilia fino a domenica-lunedì. Ma incrociando i tabulati dei due cellulari del killer, con quelli dell'amico che lavorava al «Punto kebab» di Alcamo (sarà espulso, ha un foglio di via datato 2019), e con altri migranti nel frattempo rintracciati, l'inchiesta italiana per terrorismo e favoreggiamento punta a individuare il passeur.

Un uomo avrebbe quindi aiutato Brahim e gli altri nell'organizzazione della prima traversata, e in seconda battuta a farlo arrivare da Bari ad Alcamo da killer. Gli ultimi allarmi dei Servizi italiani individuano ormai nella Tunisia una terra che esporta potenziali terroristi, tanto da aver consigliato a più riprese di monitorare gli sbarchi che partono da lì, più di altre zone del Maghreb. Dopo la «rivoluzione» del 2011, le Primavere arabe hanno reso il Paese fertile per rabbia e propaganda. Passeur, vecchi leoni e giovani leve, hanno messo in piedi cellule «diffuse», spalmate tra il Sud e il Nord Italia, fino alla Francia. Non necessariamente terroriste. Di supporto. Vivono in chiaroscuro, mescolando lavori saltuari a contatti conservati in patria. Il killer di Nizza «venuto per uccidere» si sarebbe appoggiato proprio a una di queste.

È un fatto, secondo fonti del ministero dell'Interno tunisino citate ieri da Le Parisien, che l'Italia importa «la jihad dei poveri». Per esportarla inconsapevolmente nel resto d'Europa. Così Brahim, dai sobborghi di Sfax, ha percorso 1.300 km in linea d'aria in un mese. Da un barchino di 21 persone è arrivato ai titoli di giornale. Proprio come Anis Amri, un altro tunisino passato dalla Sicilia nel 2011 prima di uccidere in nome dello Stato islamico al mercatino di Natale di Berlino nel 2016.

Macron ha sentito il presidente tunisino Kais Saied: «Molti si nascondono dietro la religione islamica, ma vengono reclutati con il solo scopo di nuocere», si è sentito dire. L'Eliseo ha chiesto invece che «la questione dell'immigrazione clandestina», in evidente «peggioramento», sia affrontata con più efficacia da parte di Tunisi. Il motivo? Gli altri 2 arresti di ieri in Francia: 25 e 63 anni, sotto torchio; presi entrambi a casa del «fiancheggiatore» di Brahim già finito in manette. Tale Ahmed Ben Amor, tunisino. C'è quasi la certezza che ci fosse anche lui sulla stessa imbarcazione con cui il killer ha lasciato la Tunisia a settembre per Lampedusa. Rimasti insieme a singhiozzo nel Belpaese, prima di raggiungere le Alpi.

La polizia italiana sta quindi cercando di rintracciare tutti i compagni di viaggio dell'assassino: i 21 sulla barca. Per interrogarli e ripercorrere il viaggio. Tutto sembra orchestrato da migranti o ex tali. Ragion per cui il ministro dell'Interno francese annuncia «centinaia di agenti di polizia in più inviati al confine con l'Italia».

I primi tre fermati per aver parlato col killer sono stati invece rilasciati: al primo Brahim aveva chiesto un posto dove comprare un croissant. L'altro era stato visto in macchina mentre dava un oggetto al terrorista: era una bottiglia d'acqua.

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