Turchia, un'altra strage contro i militari

Una mina esplode al passaggio di un convoglio nel sud-est: uccisi 7 soldati. L'attentatore di mercoledì era un rifugiato

Un'altra strage ai danni di militari turchi a poche ore dall'autobomba che mercoledì ha ucciso 28 persone nel centro della capitale turca Ankara. Sono almeno 6 i soldati rimasti uccisi (uno è in fin di vita) nell'esplosione che nella mattinata di ieri ha perso di mira un convoglio militare nella strada che collega Diyarbakir e Bingol, nel sud-est a maggioranza curda, dove da mesi sono in corso scontri tra esercito e Pkk. A colpire il convoglio militare è stata una mina fatta detonare a distanza alle 9:40 locali. Attacchi del genere contro i soldati sono stati compiuti diverse volte negli ultimi mesi nel sud-est della Turchia, dopo che la scorsa estate è riesploso il conflitto tra Ankara e i combattenti curdi, sospettati ora anche di questo attentato. Non a caso, i responsabili dei due attentati sono per Ankara i ribelli del Pkk e i curdi siriani di Pyd.Le responsabilità della strage di mercoledì - quando un'autobomba è esplosa nel centro di Ankara contro un mezzo militare facendo 28 vittime e oltre 60 feriti, tutti militari, molti ufficiali di rango, tranne una giornalista di 33 anni - sono tuttavia oggetto di un nuovo scontro. «L'attacco è stato compiuto dal Pkk insieme con una persona entrata in Turchia dalla Siria», ha sostenuto il premier Ahmet Davutoglu, che identifica l'attentatore kamikaze come Saleh Nejar, un 24enne curdo-siriano con presunti legami con le milizie Ypg, il braccio armato del Pyd. L'uomo era entrato nel Paese a luglio, registrandosi come rifugiato. Ankara considera il Pkk e i curdi-siriani del Pyd organizzazioni terroristiche legate tra loro. Ma per l'attacco di Ankara l'attentatore ha certamente goduto di una fitta rete di collaborazione all'interno della Turchia, con 14 arresti già effettuati. Per questo l'aviazione turca ha condotto una serie di raid contro le basi del Pkk in Iraq. Ma il leader dei curdi siriani dell'Ypg, il gruppo armato legato al Pkk, nega di essere dietro gli attentati e mette in guardia Ankara su eventuali operazioni di terra in Siria.

«La realtà è che nessuna nostra unità è coinvolta e ha niente a che fare con le esplosioni», ha detto il leader dei curdi-siriani Salih Muslim. Anche il Pkk si era dichiarato estraneo, aggiungendo però che l'attentato «potrebbe essere stata una rappresaglia per i massacri in Kurdistan».

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