Turismo, un vero boom. La Melonomics funziona

A maggio la spesa degli stranieri in Italia supera 5 miliardi. Nuovo successo dopo Pil e occupati

Turismo, un vero boom. La Melonomics funziona
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L'Italia di Ferragosto 2024 è un Paese instradato su un sentiero di crescita, seppur in un contesto di difficoltà macroeconomiche. È quanto conferma l'indagine di Bankitalia sul settore turistico. Nel solo mese di maggio la spesa dei viaggiatori stranieri in Italia ha raggiunto 5,2 miliardi di euro. È più del doppio della spesa degli italiani all'estero (2,4 miliardi) ed è cresciuta del 17% rispetto allo scorso anno. «Una crescita figlia dell'unicità dell'Italia e del lavoro di governo, operatori e imprese del settore», ha commentato il ministro del Turismo, Daniela Santanché. Prosegue, pertanto, il trend che ha portato il nostro Paese a riconquistare la top five globale dei ricavi dopo Stati Uniti, Spagna, Gran Bretagna e Francia. I viaggiatori stranieri hanno contributo lo scorso anno all'1% del Pil italiano, al netto delle spese degli italiani all'estero, secondo il rapporto annuale sul turismo della Banca d'Italia.

E, di sicuro, il comparto è stato determinante per l'incremento del prodotto interno lordo nel secondo trimestre dell'anno (+0,2% congiunturale, +0,9% annuo) considerate le difficoltà che ancora caratterizzano il settore primario e quello secondario. Insomma, se l'obiettivo di una crescita del Pil dell'1% prevista dal Def per quest'anno sarà raggiunta, il merito dei servizi - e del turismo - in particolare, non potrà essere messo in discussione. Ma, fatto ancor più notevole, l'Italia riesce a reggere il passo di Francia e Spagna, lasciandosi alle spalle la Germania ancora alle prese con i suoi problemi strutturali (vedi articolo sopra).

Questa intonazione positiva, non strabiliante ma positiva (esito tutt'altro che scontato con due conflitti in corso che rendono molto incerto il quadro globale) ha il suo segno distintivo nel mercato del lavoro che a giugno ha segnato un nuovo massimo del tasso di occupazione al 62,2% con 337mila posti in più creati in un anno. E la qualità è buona: le posizioni sono a tempo indeterminato o di lavoro autonomo. Si tratta di segnali di vitalità, per certi versi inattesa, che smentiscono le prefiche del reddito di cittadinanza. L'aver eliminato le distorsioni del vecchio sussidio grillino ha fatto sì che in dodici mesi gli inattivi, cioè coloro che non hanno lavoro e non lo cercano, siano diminuiti di oltre 100mila unità.

Le politiche del premier Meloni e del ministro dell'Economia Giorgetti hanno funzionato anche sul versante reddituale giacché, come testimoniato dall'Ocse, nel primo trimestre si è registrato l'incremento più significativo (+3,4%) in tutta l'area del reddito familiare reale pro capite, trainato da un aumento della retribuzione dei dipendenti e dei trasferimenti sociali. Un risultato molto positivo, a dispetto dei sostenitori dell'assistenzialismo come unico metodo per appianare le disuguaglianze.

Proseguire su questa strada non sarà semplice sia per i fattori esterni che possono incidere sullo scenario sia perché sarà necessario reperire in manovra le risorse per confermare le politiche fin qui adottate. Taglio del cuneo e accorpamento dei primi due scaglioni Irpef non sono, comunque, a rischio. C'è, poi, un terzo elemento da esaminare, segnalato sempre da Bankitalia nel Bollettino economico di luglio. La ripresa della domanda spinge l'inflazione relativa alle attività turistiche che «è stata nettamente superiore a quella media dei servizi».

Secondo i dati della società di ricerche Demoskopika, a luglio l'inflazione turistica è stimata al 4,1% su base annua, a fronte dell'indice Istat dei prezzi al consumo, che è salito dell'1,3%. Si tratta di rincari circoscritti, ma che vanno tenuti d'occhio per non penalizzare la domanda interna. E, soprattutto, per restare sulla buona strada fin qui intrapresa.

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