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Tutti i rischi di una destra disarticolata

Il passaggio di dirigenti da una formazione all'altra del centro-destra non è un segno di forza, anzi

Tutti i rischi di una destra disarticolata

Il passaggio di dirigenti da una formazione all'altra del centro-destra non è un segno di forza, anzi. E sarebbe da evitare. Di pochi giorni fa è l'addio di una europarlamentare leghista No Vax, che sembra voglia bussare dalle parti di Fratelli d'Italia, e cosi si dice pure dell'ex sottosegretario Durigon, mentre ieri Salvini ha battezzato il passaggio di due eletti di Forza Italia nel gruppo del Carroccio. E se almeno andando verso Meloni si abbandona la maggioranza di governo per l'opposizione, quando è più frequente il contrario, il vai e vieni di parlamentari tra due partiti che in teoria dovrebbero federarsi a breve, Lega e Fi, è qualcosa di spiazzante. Perché sta accadendo questo? È una delle conseguenze dell'effetto Draghi, quello di disarticolare i partiti che lo compongono, cioè quasi tutti. Benché occorra dire che anche prima essi non godevano di buona salute, altrimenti non sarebbe stato necessaria la presenza dell'ex presidente Bce, almeno come premier. C'è tuttavia da notare che non tutti i partiti sono sottoposti alla stessa pressione endogena: i 5 stelle all'inizio moltissimo ma pochissimo il Pd, nonostante non ami platealmente Draghi; forse perché è un partito strutturalmente diviso fin dalla nascita. Negli ultimi tempi l'effetto di disarticolazione lo sta però subendo la Lega, il partito più «leninista» e più antico del governo, il partito più «partito» insomma. Capiamo che i leghisti e Salvini tendano a negare le divisioni, ma esse sono ben visibili e, se probabilmente non porteranno ad una scissione, finiranno per indebolire entrambi le componenti, sia i «salviniani» che i «governisti». Indebolirli sia nel loro ruolo nell'esecutivo, sia in quello elettorale, sia soprattutto nel rapporto con gli altri due partiti del centrodestra.

Nei confronti dei berlusconiani, i sussulti all'interno della Lega, se non ricomposti, finiranno per allontanare il progetto di federazione e poi i due partiti, soprattutto perché Forza Italia è assolutamente disciplinata rispetto alla linea Draghi. Una Lega disarticolata è un problema però anche per Fratelli d'Italia. Solo uno sciocco potrebbe infatti credere che Meloni tragga vantaggio da questa situazione: se non altro perché la leader non potrebbe sapere più a chi rivolgersi sul lato leghista. Chi ne trarrebbe giovamento da subito è invece il Pd, che non a caso spinge in modo strumentale gli avversarsi interni di Salvini.

Sarebbe una iattura se il centrodestra si sia fatto infettare dalla cronica malattia della sinistra, la guerra civile interna.

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