Qatar 2022

Tutti gli investimenti immobiliari qatarioti e quella visita a Doha che aprì la strada

Dall'alimentare agli immobili al lusso. E l'emiro disse: "Da voi corruzione"

Tutti gli investimenti immobiliari qatarioti e quella visita a Doha che aprì la strada

A volte il passato, anche recente, può sembrare comico. O surreale. Di certo così appaiono, oggi, le cronache dell'ottobre 2012 quando l'allora premier Mario Monti vola in Qatar. Sono passati solo pochi mesi dall'assegnazione dei mondiali di calcio 2022 approdati a Doha sull'onda di compravendite di voti e generose mazzette. Eppure durante la visita l'Emiro non tralascia di esibire al nostro premier la preoccupazione d'investire in un'Italia «in preda alla corruzione».

In verità l'Italia del 2012 è solo un paese distrutto dallo «spread» e dalle manovre politico-economiche messe in campo per far fuori Silvio Berlusconi. Un paese dove però si possono fare ottimi affari a prezzi di saldi. E proprio la trasferta di Monti apre a Doha le porte della grande svendita. Il primo frutto della visita è la costituzione, a marzo 2013, della joint venture «IQ Made in Italy Investment Company S.p.A» controllata al cinquanta per cento dalla Qatar Holding LLC e dal «Fondo Strategico Italiano Spa» - la holding di Cassa Depositi e Prestiti. Dotato di un capitale di 300 milioni di euro, destinato ad investimenti nelle eccellenze italiane che spaziano dall'alimentazione al lusso, il fondo acquisisce nel 2014 il 28,4 per cento delle quote di Cremonini, gruppo leader nell'esportazione di carne. Ma nell'aprile del 2012 la Qatar Holding ha già messo le mani sugli immobili della costa Smeralda in Sardegna acquisendo quattro hotel extralusso (Cala di Volpe, Romazzino, Cervo Hotel, Pitrizza), la Marina e il Cantiere di Porto Cervo, l'esclusivo Pevero Golf Club e ben 2.400 ettari di terreno. Un giro d'acquisti del valore di 650 milioni di euro a cui si aggiungono il controllo dell'ex-ospedale San Raffaele di Olbia e gli accordi su Meridiana che portano, nel febbraio 2020, al fallimento e alla liquidazione la compagnia aerea. Dalla Sardegna le operazioni finanziarie si allargano ben presto all'abbigliamento e al lusso. Nel luglio 2013 la «Mayhoola for Investment», controllata dallo sceicco Hamad bin Kahlifa al Thani, sborsa 700 milioni di euro per il controllo del marchio Valentino. Un anno dopo, si aggiudica anche il marchio «Pal Zilieri» al prezzo di 37 milioni. Nel frattempo si scatena la caccia agli alberghi extra-lusso. Nell'aprile 2013 i qatarioti versano 150 milioni di euro per il Palazzo della Gherardesca di Firenze sede del «Four Seasons Hotel». L'hotel fiorentino entra così a far parte di una collezione che già comprende il Gallia di Milano acquisito per 134 milioni, l'«Excelsior De Regis»di Roma pagato 222 milioni e, sempre nella capitale, l'hotel Intercontinental di Trinità dei Monti ed il Westin Excelsior di via Veneto costati oltre 220 milioni.

Il vero colpo gobbo arriva, però, nel febbraio 2015 quando il Qatar acquisisce, grazie ad un investimento da poco più di due miliardi, i 25 palazzi e grattacieli di Porta Nuova simbolo e volto della Milano del Duemila.

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