Tiziana Paolocci
Ha aperto la porta di quella stanza dove era entrata centinaia di volte e ha fatto fuoco uccidendo i suoi figli disabili. Angela Manca, 64 anni, con due colpi di fucile ha cancellato anni e anni di disperazione, difficoltà, fatiche. È accaduto ieri a Mandas, paese a quaranta chilometri da Cagliari. Un duplice omicidio dettato dalla disperazione, che ha lasciato di stucco la piccola comunità.
Bisognerà capire cosa abbia spinto la donna a puntare l'arma contro Paolo e Claudio Calledda, 42 anni, entrambi disabili allettati, per poi rivolgere l'arma contro se stessa, senza riuscire però nel tentativo di suicidio.
Ieri la madre ha imbrecciato il fucile da caccia, di proprietà del genero, regolarmente detenuto. Ha approfittato del fatto che lui e la moglie Monica, sua figlia, medico di base nell'Oristanese, non si trovassero in casa, perché erano partiti per le vacanze.
Così ha sparato contro i due uomini e dopo ha provato a farla finita. Quando i vicini hanno sentito il rumore dei colpi d'arma da fuoco, però, hanno dato l'allarme. I carabinieri della compagnia di Dolianova e del nucleo investigativo del comando provinciale di Cagliari e gli uomini del soccorso, giunti sul posto, hanno trovato Angela in fin di vita. Trasportata in elicottero la poveretta è stata trasferita all'ospedale Brotzu, dove è stata ricoverata in gravissime condizioni.
L'ex sindaco di Mandas, Umberto Oppus, per 15 anni primo cittadino, ha descritto la sessantaquattrenne come «una mamma eroica, forse schiacciata psicologicamente da una situazione troppo pesante». Era rimasta vedova una decina di anni fa ma aveva continuato, con l'aiuto della figlia Monica, ad assistere con amore i figli disabili. «Una famiglia di gente buona - sottolinea Oppus -. La mamma non faceva mancare niente ai due figli. E aveva organizzato per bene tutta l'assistenza necessaria per loro. Naturalmente lei era in prima linea, sempre presente».
Negli ultimi tempi, però, aveva accusato problemi di salute ed era assillata dalla paura dell'avanzare dell'età e dal futuro che avrebbero avuto i suoi gemelli. Una preoccupazione che, alla luce della tragedia di ieri, l'accompagnava da tempo. Tre anni fa, nel novembre del 2015, infatti, insieme ai due figli era stata ricoverata d'urgenza in ospedale. A salvarli era stata Monica, che si era accorta subito che i tre erano imbottiti di farmaci.
Sul caso la Procura di Cagliari aveva anche aperto un fascicolo per capire se alla base ci fosse un errore nel dosaggio della somministrazione dei medicinali o un tentativo di suicidio.
Da allora, però, la donna aveva ripreso a seguire i figli con dedizione e amore, contando sull'appoggio della figlia e su una rete di assistenza che assicurava ai due gemelli tutte le cure necessarie.Ma forse qualcosa covava nell'animo e ieri ha trovato il coraggio di chiudere il cerchio.
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