Cronache

Uccise il figlio del boss: la malavita si vendica e ammazza suo padre

L'uomo freddato con quattro colpi di pistola. È la punizione per la morte di Andrea Gaeta

Uccise il figlio del boss: la malavita si vendica e ammazza suo padre

A Orta Nuova non si sono stupiti più di tanto quando hanno sentito esplodere quattro colpi.

Il paese alle porte di Foggia di sangue ne ha visto scorrere parecchio. E c'è chi se lo aspettava che prima o poi la vendetta avrebbe raggiunto la famiglia Tammaro, perché Mirko, 26 anni, aveva fatto fuori il ventenne Andrea, figlio del boss Francesco Gaeta. Il delitto era avvenuto appena un mese fa e ieri mattina due killer a bordo di una moto in via Salvo D'Acquisto hanno teso un agguato a Gerardo Tammaro, agricoltore di 55 anni, che si trovava vicino casa e lo hanno lasciato a terra senza vita. Inutili i soccorsi che hanno solo potuto constatare il decesso. Un padre che paga per la colpa del figlio e poco importa che il ragazzo fosse già dietro le sbarre.

Quello di ieri è stato un chiaro messaggio per Mirko, per ricordargli contro chi aveva avuto la sfrontatezza di mettersi, perché la malavita non dimentica mai e presto o tardi si paga il conto.

Andrea Gaeta era stato ucciso il 3 settembre al culmine di una lite scoppiata per futili motivi a causa di una donna. I due giovani avevano discusso, perché lei aveva iniziato a vedersi con il figlio del boss. Ma tutto sembrava finito lì. Dopo qualche ora il 26enne aveva raggiunto invece la vittima, figlio di Francesco detto «Spaccapalline», ritenuto dagli inquirenti al vertice dell'omonimo clan Gaeta, referente nel Basso Tavoliere della batteria mafiosa foggiana dei Moretti alla periferia di Orta Nova. Qui aveva freddato con almeno cinque di colpi di pistola Andrea che si trovava a bordo di una Bmw.

Poi aveva fatto perdere le sue tracce. Il padre Gerardo, però, aveva iniziato a telefonargli per farlo ragionare e alla fine lo aveva convinto a costituirsi il mattino seguente. Alle 5.30, presso il casello autostradale di Termoli, località dove si era nascosto, si era consegnato nelle mani degli inquirenti e si era assunto la responsabilità dell'omicidio, facendo ritrovare la revolver 356 magnum che aveva abbandonato lungo la Statale 16, in provincia di Barletta-Andria-Trani.

Il sindaco di Orta Nova, Domenico Lasorsa, era finito nel polverone mediatico appena qualche ora dopo, per aver proclamato due ore di lutto cittadino nel giorno dei funerali del ragazzo. Aveva deciso anche l'esposizione a mezz'asta della bandiera, invitato i commercianti ad abbassare le saracinesche durante le esequie, che si erano svolte comunque in forma privata.

Tutto ciò aveva scatenato non poche polemiche. I Gaeta, infatti, secondo la Dia sono dediti a «molteplici attività illecite» che proiettano il gruppo «nello scenario criminale della provincia» e sarebbero legati a stretto giro con diverse organizzazioni camorristiche per la gestione rifiuti.

Dopo l'agguato mortale di ieri il sindaco Lasorsa è invece corso ai ripari e ha chiesto l'aiuto allo Stato. Ha firmato infatti la richiesta di convocazione di un tavolo per la sicurezza pubblica con il Prefetto di Foggia, Maurizio Valiante. «Siamo profondamente preoccupati per l'escalation violenta che si sta consumando nel nostro paese in queste ultime settimane - ha sottolineato il primo cittadino -. Condanniamo fermamente ogni spargimento di sangue o forme di violenza. Purtroppo non si può più sottovalutare questa situazione. Abbiamo fortemente bisogno della presenza dello Stato in questo momento.

Ora più che mai».

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