Ucciso dal cacciatore. Ma anche la vittima aveva con sé un fucile

Il 18enne colpito dopo essere stato scambiato per un cinghiale. La sua arma era illegale

Ucciso dal cacciatore. Ma anche la vittima aveva con sé un fucile

Aveva anche lui un fucile e stava probabilmente cacciando Nathan Labolani, il 18enne ucciso da un cacciatore perché scambiato per un cinghiale. L'arma, una doppietta calibro 12, aveva la matricola abrasa ed era detenuta illegalmente. Il ragazzo non aveva mai ottenuto il porto d'armi. Con sé aveva pure una cinquantina di munizioni.

Il fatto che la vittima fosse uscito per cacciare, di frodo, e non per portare a spasso i cani come invece si era creduto in un primo momento non cambia la probabile ricostruzione di quello che è successo domenica mattina presto ad Apricale, non lontano da Imperia. Labolani sarebbe stato ucciso per errore da un cacciatore 29enne venuto da Ventimiglia. Il giovane di Apricale è stato raggiunto da un colpo all'addome. L'uomo che ha sparato è indagato per omicidio colposo. Le indagini sono affidate ai carabinieri. La Procura di Imperia è al lavoro per verificare l'esatta dinamica della tragica uccisione. E per capire se il 18enne facesse parte di una delle due squadre di cacciatori che hanno partecipato alla battuta di domenica. Devono essere inoltre ricostruiti i movimenti del giovane, per capire se fosse nascosto dietro un cespuglio proprio durante la spedizione dei gruppi di Camporosso e Perinaldo, due Comuni delle vallate intorno al luogo dell'incidente di due giorni fa.

Intanto continuano le polemiche sulla caccia e sui limiti che la regolano. È intervenuto sul Corriere della Sera il ministro dell'Ambiente Sergio Costa: «Interverrò con le Regioni - ha dichiarato il ministro -, farò un appello affinché cancellino la domenica dal calendario venatorio». Sono le Regioni infatti a decidere in autonomia i calendari della caccia: «La cosa più pericolosa sono proprio le battute di caccia - ha continuato Costa - e particolarmente le battute di caccia al cinghiale», perché «durante le battute i cacciatori tendono a sparare quando vedono qualcosa muoversi». Il responsabile dell'Ambiente ha poi aggiunto su Facebook che la caccia di domenica è particolarmente pericolosa, perché «boschi e monti sono popolati ancora di più da escursionisti, da chi va a funghi, a castagne o semplicemente vuole godersi la natura senza correre il rischio di morire». In futuro «il Parlamento potrà fare le dovute valutazioni su ipotesi di riforma della normativa che consentano maggiore sicurezza e una migliore gestione dell'attività venatoria».

Il Wwf invece si è rivolto con una lettera al ministro dell'Interno Matteo Salvini: «Due morti e 13 feriti in appena un mese di attività venatoria (preaperture) - si legge -, ma complessivamente a causa di armi da caccia i morti (dall'1 al 30 settembre) sono quattro e i feriti 13 (2 morti e 5 feriti non cacciatori, tra cui un minore)», è il bilancio dell'inizio della stagione fornito dall'Associazione vittime della caccia. «Un vero e proprio bollettino di guerra che coinvolge sia cacciatori sia persone del tutto estranee all'attività venatoria», continua il Wwf che sottolinea «la gravità del problema e la necessità di intervenire con una serie di misure».

Infine vengono elencati «i comportamenti più pericolosi alla base di questa escalation di morti e feriti: il mancato rispetto delle distanze minime da strade e centri abitati; una tendenza a sparare senza inquadrare il bersaglio; la cattiva abitudine di

accompagnare le battute di caccia, soprattutto quella al cinghiale, con colazioni spesso comprensive di vino e altri alcolici. A tutti questi fattori negativi si aggiunge l'elevata età media dei possessori di licenza di caccia».

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