Matteo Salvini non rinuncia a presidiare l'area sovranista e non appare intenzionato, almeno nell'immediato, a correggere la rotta in Europa, aprendo un dialogo con il Ppe, primo gruppo politico all'Europarlamento.
Il leader della Lega, ai microfoni di Giorgio Zanchini a Radio anch'io, spedisce messaggi chiari. «Il rapporto con il Ppe non è un nodo che mi riguarda. Il mio problema non è rassicurare il Ppe ma rassicurare gli italiani. Va bene che questo governo è nato a Bruxelles, ma non devo certo chiedere il permesso per mandare in pensione la gente. Andare al governo di questa Europa con la Merkel mi sembra l'ultima cosa che gli italiani ci stanno chiedendo. Prima si devono cambiare le regole. Il mio problema è rassicurare gli italiani, non Bruxelles. Il mio obiettivo è restituire agli italiani il diritto di scegliersi un Parlamento e una manovra. Avere buoni rapporti con tutti ma servi di nessuno. Buoni rapporti sì, ma trasformare l'Italia in un punto di sbarco no».
Da settimane si rincorrono indiscrezioni in merito a un ragionamento in corso nello stato maggiore del partito sul posizionamento della Lega. Qualcuno ha messo l'accento su una limata ai toni più affilati data da Matteo Salvini, anche nel comizio di Piazza San Giovanni, e ha ricordato come il leader della Lega abbia smentito senza se e senza ma qualunque ipotesi di uscita dall'eurozona. Ma più di tutto hanno acceso la fantasia degli osservatori le parole con cui Giancarlo Giorgetti, nel programma di Lucia Annunziata, non ha escluso a priori un ingresso della Lega nell'alveo popolare, aggiungendo che «con la Csu bavarese, ad esempio, ci sono molti elementi di consonanza». Una ipotesi, in realtà, subito stoppata da Matteo Salvini: «Non è all'ordine del giorno».
Ma cosa potrebbe spingere la Lega a percorrere la strada che porta ai Popolari? L'idea di alcuni sarebbe quella di cambiare l'Europa passando dal portone principale, entrando nella stanza dei bottoni e uscendo da una logica di opposizione. Un salto di qualità istituzionale che potrebbe essere favorito dal miglioramento dei rapporti con Silvio Berlusconi - che avrebbe consigliato Salvini di consumare questo passo - e Antonio Tajani, i principali interlocutori italiani della famiglia popolare.
Naturalmente perché quello che al momento è soltanto un ragionamento o una tentazione possa iniziare a concretizzarsi dovrebbero verificarsi alcune condizioni, non ultimo uno spostamento a destra del Ppe e una correzione di rotta sul fronte della lotta all'immigrazione irregolare. Condizioni al momento appaiono difficili da individuare a Bruxelles e Strasburgo.
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