MilanoCon l'autunno è arrivata la stagione dei cambiamenti, anche nei sindacati. Dopo le dimissioni del segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, anche all'interno dell'Unione Generale del Lavoro (Ugl), il sindacato di destra che conta oltre due milioni di iscritti, c'è un grande fermento. Le indagini a carico dell'ex segretario Giovanni Centrella per appropriazione indebita aggravata e il recente sequestro della sua abitazione, hanno schiacciato il piede sull'acceleratore del rinnovamento.
Il vento del cambiamento si è già alzato e soffia dalla Lombardia. Dopo aver affondato le sue radici in Campania con la vecchia Cisnal e aver conosciuto una rinascita romana con la gestione di Renata Polverini (figlia di una sindacalista Cisnal) dal 2006 al 2010, l'Ugl ha avuto una battuta d'arresto. È giunto il momento di dare una svolta al sindacato, una svolta che parte per la prima volta nella sua storia, dal Nord Italia.
Martedì prossimo Ugl Lombardia, Ugl Piemonte, Ugl Emilia-Romagna e Ugl Friuli-Venezia Giulia hanno convocato alle 10 nell'auditorium del Palazzo della Regione a Milano (Pirellone) un convegno nazionale allo scopo di tracciare le linee guida che porteranno al congresso straordinario del 2015 che eleggerà il nuovo segretario generale.
Lo slogan del convegno, «Tutto da capo», è anche il titolo del documento programmatico preparato dal giovane segretario regionale della Lombardia, Luigi Recupero, bresciano, 32 anni che prima di laurearsi in Scienze giuridiche ha fatto anche il garzone di un idraulico, l'operaio in una fabbrica di rubinetti e il portiere di notte in un albergo. Oggi è esperto legale in un'azienda informatica e uno dei suoi tratti distintivi è quello di non usare eufemismi e di andare dritto al punto: «Dobbiamo gettare la maschera dell'ipocrisia e dirci con chiarezza che il Paese è talmente marcio da essere irriformabile. Possiamo solo ricostruire dopo aver finito di abbattere le macerie di un sistema già crollato, partendo proprio dal mondo del lavoro». Recupero dice che il sindacato è sterile e addirittura dannoso «perché oggi assomiglia più ad un ufficiale d'anagrafe in grado solo di certificare decessi: quelli delle imprese e dei posti di lavoro». Basta con la caccia al ricco: «Oggi il sindacato dovrebbe porsi come baluardo per evitare che la ricchezza venga fagocitata dallo Stato e quindi sparisca sia dalle tasche dei ricchi che dei poveri e come soggetto propulsore per la creazione di nuova ricchezza».
Uno dei punti cardine della sua «ricostruzione nazionale» è l'unione fra imprenditori e lavoratori «liberandosi dallo schema marxista secondo il quale lavoratori ed imprenditori sono due mondi separati, contrapposti e avversi. Il sindacato deve promuovere esattamente l'opposto».
E perché ripartire dalla Lombardia? Semplice, «perché la Lombardia è il cuore economico d'Italia e solo in questo territorio è possibile sperimentare nuovi approcci». Ma la corsa è appena iniziata e le salite sono tante.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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