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Gli ultrà dell'Ue si pentono: avevano ragione gli euroscettici

C'è una folta schiera di ultrà dell'Unione europea che adesso ammettono gli errori e i problemi dell'Ue. Da Prodi a Monti, passando per economisti e intellettuali, i nodi vengono al pettine

Gli ultrà dell'Ue si pentono: avevano ragione gli euroscettici

Se anche i più convinti europeisti si rivelano critici nei confronti dell'Ue, significa che qualcosa dalle parti di Bruxelles proprio non funziona. Lo hanno dimostrato tutte le elezioni degli ultimi mesi e anni. E adesso se ne accorgo anche i pasdaran dell'Unione europea: l'Ue, così com'è, non funziona. E in particolare sull'euro, le cose non vanno affatto bene.

Così, come scrive Gianluca Veneziani per Libero, "da euro-straconvinti, sono diventati euro-pentiti, euro-delusi, euro-insicuri. Alle loro affermazioni perentorie sull'europeismo hanno iniziato a sostituire i 'sì, ma', i 'però', i 'bene, ma non benissimo', i 'si poteva fare di più'. Forse un modo implicito per ammettere che, se la realtà era stata un fallimento, anche l'idea iniziale non doveva essere un granché".

Uno degli esempi più eclatanti, come ricorda Libero, è Romano Prodi. Lui che volle l'Italia nell'euro e che fu presidente della Commissione europea, adesso si accorge che l'Ue, così, non funziona proprio. Non solo di recente ha detto che l'Unione è governata da Germania e Francia che si spartiscono il potere politico ed economico, ma in un'intervista al Corriere della Sera ha anche detto che è tutto da riformare profondamente, che non c'è una chiara politica economica, che serve una linea condivisa su temi essenziali. Insomma, tutto quello che criticano gli euro-scettici, evidentemente ha un senso.

Poi c'è Mario Monti, l'uomo voluto dall'Unione europea dopo la caduta di Silvio Berlusconi. L'uomo delle riforme lacrime e sangue si è accorto che qualcosa non funziona. Sul piano della crescita l' Europa "non sta facendo molto bene", ha ammesso il senatore a vita, ci sono "molti vincoli" e "rigidità cristallizzate", con la Troika vista come un'umiliazione.

Tra i rinnegati dell'Ue c'è anche Giorgio Napolitano, l'ex presidente della Repubblica, che alla fine ha dovuto ammettere anche lui che "quella europea è un'unità solo di facciata". Ma non va meglio a Giuliano Amato, ministro del Tesoro proprio quando fu introdotto l'euro, che adesso confessa: "Abbiamo fatto una moneta senza Stato. Eravamo pazzi? Qualche esperimento nella storia lo avevamo visto, ma non era stato molto fortunato. E allora ci siamo convinti che sarebbe bastato coordinare le politiche nazionali per avere quella convergenza economica. Era difficile che funzionasse e ne abbiamo visto tutti i problemi".

Ma loro non sono che i nostrani. Esiste una folta schiera di personaggi della politica, dell'economia e dell'intellighenzia europea e internazionale che si sono resi conti dei gravissimi problemi dell'euro e dell'Unione europea. Paul Krugman, Milton Friedman, Jospeh Stiglitz sono i tre economisti che ad oggi criticano fortemente la realtà dell'euro. Non ultimo Amartya Sen, che ha detto senza mezzi termini: "L'euro è stato un'idea orribile, un errore che ha messo l'economia europea sulla strada sbagliata".

Poi ci sono gli intellettuali. Tutta quella schiera di liberali di sinistra che da teorizzatori del sogno europeo ora hanno capito che quello da loro agognato non è altro che un incubo. Il filosofo francese Bernard-Henri Levy dichiara che "l'Europa è sempre più insignificante", Jürgen Habermas, che prima celebrava l'Europa unita, ora dice: "Basta con le banche.

Il destino dell'Unione lo scelgano i popoli". E se gli euro-convinti la pensano ormai tutti così, come si può chiedere a chi è sempre stato euro-scettico di credere in questa Unione?

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