Il presidente Al Sisi non ha alcun dubbio al riguardo, si è trattato di un atto terroristico. La violenta deflagrazione che poco dopo la mezzanotte italiana ha fatto tremare il Cairo, provocando la morte di 20 persone e il ferimento di altre 47, a ridosso del National Cancer Institute (nel distretto meridionale di Al Manya, non lontano da piazza Tahrir), sarebbe opera di un gruppo vicino ai Fratelli Musulmani. Non era però il nosocomio l'obiettivo dei miliziani. Molto probabilmente l'esplosivo, che si trovava nel bagagliaio di un'auto, era solo di passaggio e doveva essere utilizzato per un atto criminale in un'altra zona della città. Forse addirittura ad Heliopolis, sede della presidenza. Lo si evince dalla ricostruzione fornita dal ministero dell'Interno. Lo scoppio è stato provocato da un'automobile lanciata a marcia indietro, e ad alta velocità, contro altre vetture davanti all'edificio, innescando una forte esplosione.
Il conducente dell'auto stava fuggendo a un controllo della polizia quando è avvenuto l'impatto. Le vittime sono passanti e automobilisti, mentre i pazienti ricoverati sono rimasti illesi. «Il veicolo che ha causato l'esplosione - ha spiegato il portavoce del ministero della Salute Khaled Megahed - viaggiava contromano a velocità folle sulla Corniche al Maadi e ha travolto altre auto. La deflagrazione ha trasformato l'area in un inferno di fuoco provocando il crollo della facciata dell'ospedale».
Il bilancio dell'attentato continua purtroppo a essere provvisorio: alcuni feriti versano tutt'ora in gravi condizioni. L'esplosione è stata talmente violenta da essere avvertita ad alcuni chilometri di distanza. L'impatto ha anche danneggiato le barriere di ferro lungo il Nilo e qualche cadavere, secondo le fonti della Sicurezza, potrebbe essere caduto nel fiume.
«Posso confermare che lo Stato egiziano è determinato nel contrastare il terrorismo e a sradicarlo, siamo già sulle tracce degli autori e dei mandanti della strage», ha dichiarato nel pomeriggio Al Sisi in un messaggio televisivo alla nazione. Le indagini sembrano indirizzate verso gli ambienti della fratellanza musulmana. Il gruppo, fuorilegge in Egitto dal 2014 (proprio dopo l'arresto di Morsi) si sarebbe attivato per vendicare la morte del deposto presidente, deceduto in tribunale per un attacco cardiaco durante l'udienza del 17 giugno scorso. Non si esclude però anche la pista Al Qaida che dieci giorni dopo il decesso di Morsi accusò le autorità egiziane di averlo avvelenato, invitando gli egiziani a ribellarsi ad Al Sisi.
«Nostro fratello Morsi è stato ucciso e tradito dalla mano del tiranno egiziano e dei suoi seguaci - si leggeva in un messaggio diffuso sul web dall'organizzazione terroristica - abbiamo giurato a Dio di continuare il nostro jihad finché non verseremo il sangue di questi tiranni, fino a farlo scorrere sulla terra a fiumi».Non dimentichiamo che il 21 luglio British Airways e Lufthansa avevano annunciato la sospensione dei loro voli per Il Cairo per ragioni non specificate legate alla sicurezza.
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