Non si muoveva su una strada sbagliata la Procura di Pavia, quando in segreto, quasi due anni fa, iniziò a indagare di nuovo sul delitto di Garlasco. In mano, dal 5 febbraio 2024, il procuratore Fabio Napoleone e il suo vice Stefano Civardi, avevano in mano una consulenza che legava direttamente a Andrea Sempio due tracce di Dna trovato sulle unghie del corpo di Chiara Poggi: "perfettamente sovrapponibile". Sulla attendibilità di quelle analisi si è combattuta una battaglia tra accusa e difesa decisiva per le sorti del processo. E ora arriva la risposta: tutto confermato. A dirlo stavolta non è un esperto di parte: è Denise Albani, il perito nominato dal giudice preliminare Daniela Garlaschelli proprio per dire una parola definitiva. Le conclusioni della Albani, una indagine biostatistica basata su un campione di quasi 40mila maschi europei, vengono inoltrate mercoledì a tutti i protagonisti della vicenda. Sono pagine e pagine di tabelle incomprensibili per un profano. Ma ai genetisti basta guardarle per capirne il significato: il perito del giudice sposa in pieno quanto, nella consulenza inviata ai pm pavesi nel febbraio '24, scrisse il suo collega Carlo Previderè: le tracce genetiche trovate su due frammenti sono identiche al "campione 28222016". Ovvero al Dna di Andrea Sempio.
Partita chiusa, dunque? No, non del tutto. Sempio e i suoi legali avevano già intuito che il lavoro della Albani stava prendendo per loro una brutta piega, e avevano iniziato a mettere le mani avanti: riaprendo all'ipotesi, già avanzata e poi abbandonata, di una contaminazione accidentale, con Chiara che tocca un oggetto già toccato dal giovane amico di suo fratello Marco, frequentatore abituale della villa di Garlasco. "Sono innocente" torna a dire ieri Andrea Sempio. E il suo consulente Arnaldo Palmegiani torna a escludere che le modeste quantità di Dna trovata sulle unghie possano essere stata lasciata dall'assassino di Chiara, "i valori superano di poco i 200, nessun picco supera i mille. Se fosse un'aggressione avremmo valori al di sopra dei 2.000-3.000". Facile capire che lo scontro tra genetisti proseguirà a lungo, a partire dall'udienza del 18 dicembre in cui i consulenti di tutte le parti potranno dire la loro sulle conclusioni della Albani: e poi più in là, fin nell'aula del processo a Sempio. Che la prospettiva sia quella, ormai non ci sono più dubbi. Proprio la perizia della Albani era l'ultimo scrupolo che la Procura di Pavia manteneva prima di arrivare a tirare le somme dell'inchiesta e di rendere pubblici gli elementi ancora segreti a carico dell'indagato. Su quali siano questi elementi circolano voci disparate, nei giorni scorsi si era fatta l'ipotesi che la Procura abbia in mano elementi raccolti nel corso di nuove indagini difensive dallo staff di Alberto Stasi, che sta scontando la condanna a sedici anni come autore dell'omicidio: elementi netti, ma non utilizzabili nel processo. Ieri però la difesa di Stasi fa sapere di non avere mai commissionato altre indagini private. Di certo c'è che la perizia della Albani serve alla Procura per blindare le convenzioni che ha già raggiunto per altre vie, i pm vogliono evitare che possa saltare fuori a metà strada una nuova perizia che renda impossibile la presenza di Andrea Sempio sul luogo del delitto. Adesso sanno che brutte sorprese dal Dna non ne rischiano.
E un passaggio delle conclusioni genetiche lascia la porta aperta anche a uno scenario che i pm nell'avviso di garanzia a Sempio avevano lasciato aperto quasi di sfuggita, ipotizzando che l'amico di Marco Poggi potesse avere ucciso Chiara "in concorso con altri". Bene: sulle unghie di Chiara ci sono due tracce del Dna d Sempio, ma c'è anche un terzo aplotipo "mano4sx". Non è di Sempio, non è di Alberto Stasi. Di chi è?