Un'intercettazione inguaia il sindaco ombra di Marino

Il ras delle cooperative al telefono parlava di Pucci, l'uomo imposto dal Pd a Roma dopo il caso multa-gate: "Rubava per il partito ma tanta roba gli è rimasta addosso"

Eccola, l'undicesima domanda per Ignazio Marino. Quella che si aggiunge alle dieci che abbiamo posto al sindaco di Roma due giorni fa, una per ogni ombra che l'inchiesta Mafia Capitale allunga sul suo mandato. La domanda riguarda uno dei suoi collaboratori, Maurizio Pucci, il cui nome viene tirato in ballo pesantemente nel corso di alcune intercettazioni come «ladro». Ebbene: al di là della veridicità delle frasi di Buzzi, su cui non siamo noi a doverci esprimere, è il caso di tenere nello staff un uomo «chiacchierato» in un momento così delicato? Questione di opportunità prima ancora che di leggi.

Di Pucci ci eravamo già occupati qualche settimana fa, quando raccontammo del suo ruolo di «commissario» ombra del sindaco, imposto dal Pd dopo il pasticcio delle multe ricevute-non ricevute-pagate-non pagate-boh dalla Fiat Panda di Marino, che già fece barcollare la sua giunta e che ormai è stato derubricato a burletta dopo l'esplosione di Mafia Capitale. Di Pucci, che attualmente opera nel gabinetto del sindaco come responsabile dei «grandi eventi», fino a ieri si parlava come di un uomo in grande ascesa nel borsino di chi conta in Campidoglio.

Già, fino a ieri. Perché poi sono usciti gli stralci delle intercettazioni che lo riguardano. E malgrado dal Campidoglio si siano affrettati a precisare che nulla cambia per Pucci, è chiaro che la sua stella si è quanto meno appannata. Anche se non sarebbe il primo pit-stop per Pucci, uno che ha sempre alternato le luci dei riflettori al buio del dietro le quinte.

Le intercettazioni, dunque. Ecco Salvatore Buzzi, presidente della cooperativa 29 Giugno e deus ex machina del romanzo criminale scritto a Roma negli ultimi anni, tirarlo in ballo nel corso di una conversazione dell'11 luglio: «Ieri praticamente è successo - dice Buzzi - che 'sto matto de sindaco ha convocato una giunta straordinaria per far fuori Fiscon e mettece Buzzi». Fiscon è all'epoca il direttore generale dell'Ama, la potentissima azienda municipale per l'ambiente, arrestato lo scorso 2 dicembre e a cui ieri il Tribunale del Riesame ha concesso i domiciliari. «Quindi - commenta Buzzi - levava una brava persona e ce metteva un ladro, perché Pucci è un ladro, rubava per il partito, ma tanta roba gli è rimasta attaccata... Allora abbiamo avvisato i nostri amici, i capigruppo, i nastri amici e si è alzato un po' il fuoco di sbarramento, poi ha lavorato pure Passarelli con Sel, risultato io poi ho smessaggiato a Fiscon, alla fine è finita bene, avemo mandato il messaggio Marino 0 Fiscon 2».

Pucci, pisano, 60 anni, è una figura niente affatto secondaria del sistema di gestione della sinistra a Roma, che va avanti dal 1993 con la sola parentesi della amministrazione Alemanno (2008-13). Il «mister Wolf» delle giunte di Rutelli e Veltroni, il dirigente Ama in aspettativa a cui sono state affidate le patate più bollenti della gestione capitolina degli ultimi 15 anni: la conclusione e l'inaugurazione del Parco della Musica, le Grandi Opere, la direzione della Protezione Civile, la gestione della beatificazione di Woityla e Roncalli.

Suo fratello Luca è titolare della società 2P, che affitta i carri attrezzi alla Global Service, una delle tre cooperative che aveva in subappalto dalla Clt il servizio delle rimozioni delle auto per conto di Roma Capitale, chiusa all'improvviso. Anche qui il rosso delle coop, anche qui il giallo dei misteri.

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