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Usa: aborto a rischio, appello di Biden

Parere (provvisorio) della Corte Suprema, che intende abolire il diritto. Ed è scontro

Usa: aborto a rischio, appello di Biden

È il 1970 quando Norma McCorvey, una cameriera di Dallas, incinta per la terza volta, dopo un matrimonio andato in frantumi e due figlie date in adozione, si rivolge a un team di avvocate. Vuole abortire. Per farlo, racconta di essere stata violentata. Una bugia, a causa della legge del Texas, che in quegli anni ammette l'interruzione di gravidanza solo in caso di incesto o stupro. La donna, che poi tutti conosceranno con lo pseudonimo «Jane Roe», non riesce ovviamente a fornire prove della violenza ma perché possa abortire si rivolge a Sarah Weddington e Linda Coffee, due legali che cambiano il corso della storia, avviando la causa «Roe contro Wade». Da una parte c'è una giovane poco più che ventenne, «Jane Roe», che si batte per poter decidere del suo destino, dall'altra Henry Wade, il procuratore distrettuale di Dallas, responsabile dell'applicazione dello statuto anti-aborto. Nel 1973 arriva la sentenza della Corte Suprema, troppo tardi rispetto alla gravidanza, tanto che «Jane Roe» nel frattempo dà in adozione anche la terza figlia. Ma per gli Stati Uniti è un cambiamento epocale. Con una maggioranza di 7 a 2, i giudici della Corte cambiano la storia degli Stati Uniti e legalizzano l'aborto in tutto il Paese. Ed ecco la novità dei nostri giorni: a distanza di 50 anni da quel momento di svolta, il diritto delle donne americane a interrompere la gravidanza potrebbe essere messo in discussione proprio dalla Corte Suprema, oggi a maggioranza conservatrice (6 giudici su 9, tre dei quali nominati da Donald Trump), impegnata nell'esame della legge anti-aborto approvata nel 2018 dal Mississippi. Lo ha svelato il sito di informazione Politico, pubblicando il contenuto del parere - fin qui solo una bozza - espresso dalla massima istanza giudiziaria statunitense e scritto dal giudice Samuel Alito. È la prima volta che un parere viene reso pubblico mentre il caso è ancora pendente. Il documento, a dir poco scottante, mostra come la maggioranza dei giudici (almeno 5) sia favorevole a limitare il diritto all'aborto. «La sentenza Roe vs Wade è nata sbagliata. La sua argomentazione è straordinariamente debole e ha avuto conseguenze dannose», si legge nel parere, che invita ad annullare un'altra sentenza storica sull'aborto, la «Planned Parenthood v. Casey»: «Entrambe hanno approfondito le divisioni». La materia - secondo i giudici - «dovrà tornare ai singoli Stati». Un cambiamento enorme, tanto che - in attesa del verdetto ufficiale, che non arriverà prima di giugno e potrebbe modificarsi - l'America già si divide e Joe Biden interviene: «Il diritto della donna a scegliere è fondamentale». Il presidente si lancia in una chiamata alle urne, in vista delle elezioni di Midterm di novembre, in cui la maggioranza democratica è a rischio: «Se la Corte ribalterà la Roe vs Wade, il compito di proteggere il diritto delle donne ricadrà sui rappresentanti eletti a tutti i livelli. E sugli elettori il compito di eleggere candidati pro-choice a novembre». L'idea è di far passare al Congresso una legge che codifichi i principi della sentenza del '73.

Ma il tema scatena la guerriglia nella politica americana. L'aborto è già al centro di un braccio di ferro, dopo che 22 Stati hanno introdotto leggi restrittive. I repubblicani sono sul piede di guerra e il loro leader in Senato, Mitch McConnell, definisce la fuga di notizie «un attacco all'indipendenza della Corte Suprema» e chiede un'inchiesta penale. Il suo presidente, John Roberts, annuncia un'indagine, dopo aver precisato che il parere non è definitivo. Ma centinaia di americani già protestano davanti alla Corte, la polizia chiude temporaneamente le strade nell'area di Capitol Hill.

E la deputata della sinistra dem, Alexandria Ocasio-Cortez avverte: «A rischio anche le nozze gay».

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